Difficile commentare una serata come quella di Dortmund. La montagna russa emotiva non permette una valutazione oggettiva, non nell'immediato almeno. Non esiste logica nella prestazione dell'Inter contro il Borussia, paradisiaca nel primo tempo, atroce nella ripresa. La vera amarezza sta probabilmente nell'illusione di aver visto una squadra senza difetti, padrona del campo, quasi enciclopedica e in grado di dare due picconate talmente forti al Muro Giallo da sentirlo quasi sgretolarsi nel silenzio generale. Lautaro subito, Vecino al termine di un'azione corale da mostrare nelle scuole calcio. Tutto bello, bellissimo. Troppo.

Perché a questi livelli, e il Camp Nou è stata una lezione recente, non puoi rilassarti mai. Soprattutto quando hai di fronte un avversario più preparato di te, con più soluzioni e più abituato a questi palcoscenici. Esattamente come il Barcellona. Eppure le avvisaglie del canovaccio che avrebbe proposto la ripresa si erano viste chiaramente negli ultimi 5 minuti del primo tempo: tre palle gol tedesche non andate a buon fine, ma rumorose come campanelli d'allarme.

La rete del 2-2 di Brandt è il manifesto dell'atteggiamento svogliato e forse intimorito dell'Inter nel secondo tempo. Non esiste che si perda palla cosi su una tua rimessa laterale. E quel che più dispiace è pensare che a commettere le principali ingenuità siano stati i calciatori piu esperti: Godin, Brozovic, Candreva, lo stesso Skriniar hanno letteralmente barcollato durante l'assedio giallo, privando la squadra di punti di riferimento preziosi. Per non parlare di Lukaku, che è riuscito a fare peggio persino dell'andata quando Conte fu costretto a sostituirlo. 

Il BVB ha messo in atto un gioco semplice, fatto di giropalla e tagli nel cuore dell'area prontamente serviti. Hakimi ha segnato due reti esattamente così e nessuno tra i nerazzurri è riuscito a capirci qualcosa. La sveglia data da Conte con tre cambi nel giro di pochi minuti e servita solo a tentare di raddrizzare il risultato nel finale, e il rammarico aumenta pensando che un paio di buone occasioni, pur giocando con Politano zoppicante, alla fin fine sono state create. A conferma del fatto che ci si è concessi troppo a un avversario che poteva essere colpito ancora, invece che osservato con timore.

Da una qualificazione praticamente in tasca a un'eliminazione quasi scontata, tutto nel giro di 15 minuti di intervallo. Rispetto all'anno scorso i passi avanti nella personalità sono stati enormi, l'Inter va a Barcellona e a Dortmund con il piglio di chi vuole i 3 punti, non di chi pensa prima a non prenderle. Però la vera mentalità europea non prevede pause nell'arco dei 90 minuti e la stanchezza non può essere un alibi 'libera tutti'. Quando verrà fatto anche questo ulteriore step, allora l'Inter potrà essere matura per il gotha della Champions League. Altrimenti continuerà a collezionare illusioni e conseguenti delusioni. Come ieri sotto il Muro Giallo.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 06 novembre 2019 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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