Qualcuno diceva che a forza di sentirsi ripetere la stessa menzogna, poi la questione ci sembra talmente familiare da considerarla una verità consolidata. E' un po' quello che sta accadendo attorno alla persona di Mauro Icardi, da mesi al centro di un ciclone creato ad hoc per evidente mancanza di argomenti alternativi (o capacità di reperirli).

Icardi ha la colpa di essersi fidanzato con l'ex moglie di un suo ex compagno di squadra. Ha la colpa di pubblicare su social-network foto e dediche con e per la donna che ama. Ha la colpa di non aver giocato a lungo a causa di problemi fisici. Ha la colpa di aver esultato con la mano all'orecchio in risposta a insulti inenarrabili da parte dei suoi ex tifosi.

Secondo benpensanti e moralisti, quindi, Icardi avrebbe dovuto nell'ordine: evitare ogni tipo di relazione con una divorziata con figli al seguito e buttarsi sul mercato delle veline; pubblicare su Twitter e Facebook soltanto insulti o frasi enigmatiche contro avversari; giocare anche da infortunato e, magari, farsi squalificare una volta sì e l'altra pure per intemperanze varie; portare le mani all'altezza del pube e agitare le braccia su e giù con movimento ripetuto verso la gradinata Nord.

Tutti si piazzano sull'altare e tutti giudicano la vita degli altri. Curioso che poi, proprio chi oggi accusa, ieri si fregava le mani al solo pensiero di poter evadere da temi tattici in materia calcistica (di cui evidentemente si sa poco) e pubblicare articoli di gossip, speculando su una mezza frase rubacchiata su un social-network a caso. Insomma, gli stessi che creano il mostro poi lo criticano: gioco perverso.

La partita di Marassi, poi, ha del clamoroso. Un match a cui si è cercato di conferire un motivo che eludesse quello del campo. Per una settimana è stato caricato un ambiente – quello blucerchiato – al di là di ogni normalità. ''Per Icardi sarà un inferno'', ''I tifosi preparano un'accoglienza da brividi'', ''Tutti contro Maurito''. Ma poi perché? Per quale motivo i tifosi della Samp avrebbero dovuto avercela con Icardi? Non ci sembra che i dirigenti della Sampdoria si siano stracciati le vesti quando hanno lasciato cortesemente sulla scrivania di Ausilio il codice Iban del conto corrente del club, che ha incassato bei soldini dalla cessione dell'argentino. E invece sembrava che Icardi fosse andato via fuggendo dal retro, tradendo il suo vecchio club scappando dall'acerrima rivale e insultando tutti. Nulla di tutto ciò, eppure per lui il Marassi è diventato una bolgia. Tutti parenti di Maxi Lopez?

In questo clima da corrida, tutto considerato, l'esultanza di Icardi ci è parsa addirittura misurata, perché a 20 anni sono pochi quelli che riescono a tenere a freno reazioni scomposte in tali condizioni. Una mano all'orecchio e l'altra a chiedere di alzare il volume degli insulti perché ''adesso non vi sento più''. Ammonizione fiscale, ma che a termini di regolamento ci sta (e ci farebbe piacere che ci fosse sempre). Per il resto, Icardi nella sua pur breve carriera non ha mai offerto spunti che giustificassero questo linciaggio mediatico. Mai una simulazione, mai una protesta accesa, mai un litigio con avversari. E anche a Genova, nonostante le provocazioni, nessun colpo di testa. Anzi, Icardi è quello che ha preso un cazzotto da De Rossi ed è rimasto in piedi senza batter ciglio.

E poi sentiamo il capitano della Sampdoria, Gastaldello, augurasi che qualche senatore nerazzurro redarguisca Maurito perché ''ha mancato di rispetto''. Proprio lui che, in occasione dell'entrata ingenua di Ranocchia, prima resta in piedi, fa un passo e poi crolla a terra toccandosi lo stinco e urlando a squarciagola, mentre il replay evidenzia un minimo tocco tra il piede del centrale nerazzurro e la suola (la suola!) dello scarpino del blucerchiato. Evitando di calcare la mano sottolineando le continue simulazioni di Eder (che ha pagato giustamente) e dello stesso Maxi Lopez (giù a ogni minimo soffiar di vento). E cosa dire del civilissimo pubblico del Ferraris?

Però continuate a ripeterle queste vostre cantilene, che prima o poi il cervello si annebbia e l'illogico diventa logico, il surreale diventa reale. La mente umana fa l'abitudine alle più grandi aberrazioni, questa è un'inezia rispetto alla merda che ingoiamo quotidianamente. Populismo e demagogia: siamo fottuti, non v'è speranza.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 15 aprile 2014 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print