La classica partita che terminerebbe in un deludente pareggio se non addirittura in una sconfitta, viene risolta dalla panchina. Sensazione meravigliosa, anzi maravillosa considerando l'impatto che Alexis Sanchez ha avuto nella 'sua' Udine, per svoltare il destino di un'Inter in difficoltà per tutto il primo tempo. Contro i friulani Conte non ha molto margine di scelta, a causa degli infortuni, eppure si tiene in panca un paio di giocatori in grado di alterare gli equilibri, una gioia che raramente il tecnico salentino ha provato in questa stagione. Al momento giusto, ecco le due sostituzioni che cambiano il volto dell'Inter e la lanciano verso un successo pesantissimo su un campo altrettanto complicato. L'ingresso del cileno al posto di un Esposito un po' in imbarazzo e, da non sottovalutare, quello del rientrante Brozovic che ha ricominciato dove aveva lasciato al Via del Mare, hanno permesso ai nerazzurri di essere meno prevedibili e più logici nella manovra offensiva, alimentata anche dallo spostamento nella posizione di mezzala di un Barella all around. In questo preciso momento è salito in cattedra anche Romelu Lukaku (12 gol in 11 trasferte, mamma mia), che con un colpo da biliardo e un rigore glaciale ha risolto la contesa.
Vittoria molto importante, va ribadito, perché l'Udinese era in salute e ha mostrato il giusto piglio sin dall'inizio, negando ogni tipo di corridoio centrale all'avversario e accorciando bene sulle fasce, dove ha costruito molti pericoli ispirata da un ottimo Rodrigo De Paul. L'Inter ha fatto enorme fatica, perché non ha sfruttato le corsie e si è intestardita nella ricerca di varchi in mezzo, con tanti, troppi errori tecnici. Per sbloccare questa empasse era necessaria una sferzata di vitalità e Conte l'ha trovata in Sanchez, entrato carico a mille e desideroso di dimostrare di non essere un ex campione in fase calante. Ce l'ha fatta, el Nino Maravilla, che ha reso imprevedibile tra tagli e sponde geniali la manovra negli ultimi 25 metri friulani e si è guadagnato da par suo il rigore che ha messo il sigillo ai 3 punti. Bene anche Brozovic, che dopo il vantaggio iniziale ha preso possesso del gioco e ha nascosto il pallone all'Udinese, stordita dall'inatteso gol di Lukaku e incapace di reagire in modo concreto. Maluccio invece l'attesissimo Eriksen alla sua prima nel campionato italiano: titolare per necessità, il danese ha faticato a leggere le varie situazioni offensive, ancora un po' lento nelle letture e troppo spesso aggredito con successo dall'avversario di turno. Nulla di sconcertante, anzi tutto molto prevedibile: prima di conoscere bene tutte le sfumature del calcio italiano gli servirà del tempo. Se poi Di Bello avesse concesso le punizioni dal limite che l'Inter meritava, magari lo avremmo potuto ammirare in uno dei suoi pezzi forti.
Nota di merito per Daniele Padelli: titolare a sorpresa, non ha fatto rimpiangere Handanovic e ha portato a casa un soddisfacente clean sheet sia grazie al lavoro dei centrali davanti a lui, sia grazie alla serenità con cui è sceso in campo pur se accompagnato da una certa diffidenza degli stessi interisti. Dimentichi, evidentemente, di un'eliminazione in Coppa Italia per mano di un Milan difeso in porta da Antonio Donnarumma. Se il mignolo dolorante non permettesse allo sloveno di esserci nel derby, non fasciamoci la testa preventivamente.
Un pensiero allo sfogo di Rocco Commisso dopo la sconfitta della Fiorentina allo Stadium contro la Juventus, agevolata da due rigori su cui ci sarebbe molto da discutere, in particolare il secondo, assegnato nonostante persino le immagini confermassero la sua inesistenza. Parole dure quelle del presidente viola, che suonano familiari tra le mura italiche e che ribadiscono concetti alquanto condivisi da una nutrita fetta di appassionati e addetti ai lavori il cui giudizio non è annebbiato da tifo o altri interessi. Qualcuno comunque spieghi a Commisso cosa rischia lanciando certi macigni: non una semplice multa o una ramanzina da parte di Nedved (non proprio un esempio di sportività in campo...), ma la silenziosa rappresaglia da parte della categoria che ha accusato. Non è un parere, lo insegna la storia: chi attacca frontalmente lo status quo paga a caro prezzo. E comunque, solo applausi per l'italo-americano, che nella sua ingenuità ha sottolineato un aspetto che sta portando il calcio italiano alla rovina: tra favori alla solita squadra, gestione ad hoc del Var e abuso della discrezionalità in ciò che il regolamento concede, all'estero provano disgusto, ci vedono come una barzelletta. E c'è chi dovrebbe vendere questo prodotto al di fuori dei confini e non riesce ad andare oltre una Supercoppa disputata in Paesi che limitano la libertà al genere umano. Il punto di non ritorno è vicino, vicinissimo. E a nulla servirà chiedere di abbassare i toni.
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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