Se si trattasse di un Pesce d'Aprile andrebbe archiviato come tale e finirebbe così. Ma la realtà è ben diversa. L'Inter è in caduta libera, decima sconfitta in 28 partite, terza consecutiva, un gol (su rigore) nelle ultime quattro. Se non ci fosse ancora un quarto posto da raggiungere, obiettivo che lentamente inizia ad assumere i contorni di un'impresa alla luce anche del calendario, un quarto di finale di Champions League e una semifinale di Coppa Italia ancora da giocare, si potrebbe già chiudere baracca e burattini e pensare alla prossima stagione. Ad aprile. Il primo aprile.

Il film andato in scena ieri a San Siro è la solita proiezione. Inter del vorrei ma non riesco, incapace di vedere la porta anche da pochi centimetri, con la giusta e meritata dose di sfiga e punita oltre i propri demeriti. Sarà anche una sconfitta bugiarda quella contro la Fiorentina, ma tante bugie identiche iniziano a puzzare di verità. E la verità è che questa squadra è tremendamente fragile, se la fa letteralmente sotto quando c'è da timbrare il cartellino, crea tanto e spreca malamente, anche in modo goffo e da imbranati. Romelu Lukaku è il manifesto perfetto: si sbatte, sgomita, ci mette l'anima ma poi getta in modo inspiegabile al vento due palle gol clamorose sullo 0-0. E fino a poche ore fa tutti a esaltarsi per i 4 gol in 2 partite con la Nazionale, pregustando il ritorno di un Big Rom assetato di gol. Eh no, evidentemente non è solo colpa dei compagni che non lo mettono in condizione di segnare. Stavolta la colpa è sua e la scusa non regge.

Ovviamente la colpa sarà ancora di Inzaghi, perché i numeri non solo non sono dalla sua parte, ma lo massacrano. Il piazzamento Champions, obiettivo vitale per il club, è a fortissimo rischio e in fondo al tunnel non si vede neanche una fiammella di luce. L'assurdità è che contro la Fiorentina l'Inter abbia avuto forse il numero più alto di opportunità da gol che si possa ricordare a mente, contro un avversario che tutto faceva tranne opporsi in modo robusto. Almeno due o tre volte i padroni di casa si sono trovati in contropiede in superiorità numerica, roba da non crederci. E forse è ancora più incredibile che non siano riusciti a segnare neanche un gol. Fa male dirlo, ma una squadra normodotata tecnicamente e mentalmente avrebbe vinto con due-tre reti di scarto. Che si chiudano davanti alla propria porta o lascino 40 metri di campo per le ripartenze, ormai gli avversari dell'Inter hanno una certezza: in un modo o nell'altro non pagheranno dazio e potranno cercare il colpaccio nell'altra metà campo. Esattamete quello che è accaduto ai viola, che scampato più volte il pericolo per un atteggiamento molto spregiudicato alla fine hanno colpito nel modo più banale, da corner. 

Ma il problema è tecnico? Oppure è psicologico? La dirigenza come pensa di intervenire a parte mettere in riga Inzaghi e la squadra con richiami ufficiosi? In Viale della Liberazione sono consapevoli dello strapiombo in cui la squadra sta finendo? Oppure contano sugli scivoloni delle altre per arrivare, seppur con il fiatone, tra le prime quattro? A furia di tirare la corda prima o poi si spezzerà e l'Inter si ritroverà quinta se non sesta, con diversi impegni difficili da affrontare e la sensazione che andrà a finire sempre allo stesso modo. Non è disfattismo, ci mancherebbe, ma stasera i nerazzurri potrebbero ritrovarsi concretamente al quinto posto. Lo dicono i numeri, non le menate mentali né il pessimismo cosmico che appartiene al tifoso interista. Che, suo malgrado, continua a essere l'unico degno di elogi, visto che pur di fronte all'evidenza fa registrare continui sold-out al Meazza e non si arrende. La fede è anche questa. E la fede vera sotto porta non sbaglia.

PS: il tanto bistrattato Bellanova è l'unico capace di dribblare l'avversario in rosa. Riflettete gente, riflettete.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 02 aprile 2023 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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