I puristi della bistecca dicono che la 'Fiorentina' vada mangiata al sangue. La giri giusto un paio di volte e poi, se la carne è di qualità, rischi di raggiungere l'orgasmo orale. Da amante della bistecca, confermo. Ma la similitudine culinaria che c'entra con il campo e con l'esigenza dell'Inter di vincere oggi con i viola per non abbandonare, forse, un sogno scudetto che sino a due mesi fa sembrava solida realtà? C'entra per capire se i Campioni d'Italia in carica abbiano ancora quella fame che la scorsa stagione li aveva portati al compimento della missione che la proprietà aveva prospettato ad Antonio Conte il giorno del suo ingaggio. La fame, nel calcio, è un aspetto fondamentale per arrivare primi al traguardo. Senza fame e voglia di imporsi, rischiano di risultare inutili le qualità tecniche dei calciatori, schemi e alchimie tattiche. Specialmente in questa fase della stagione nella quale la Beneamata non può più sbagliare. E con il rischio che, anche non sbagliando più, a gioire sarebbero gli altri se dovessero vincere le restanti nove partite a disposizione.
L'Inter di Simone Inzaghi ha mostrato, finora, tre versioni. La prima, buona, ma non ottima, che aveva partorito sette punti di distacco da Napoli e Milan che volavano. Poi, dalla sofferta, ma meritata vittoria di San Siro con i partenopei, abbiamo assistito ad un crescendo rossiniano dei nerazzurri che si è tramutato in vittorie a ripetizione condite da un gioco osannato da tutti, anche dagli avversari. Infine la brusca frenata coincisa con una minore capacità di far girare veloce il pallone, una minore vigoria fisica e, soprattutto, sembra che la squadra non abbia più dentro quel sacro fuoco indispensabile per vincere le partite. La cosa positiva è che l'Inter sia indiscutibilmente forte, tanto da creare molte palle gol anche nelle partite giocate peggio, come a San Siro con il Sassuolo o domenica scorsa in casa del Torino. E anche in quelle mezze e mezze come a Marassi con il Genoa. Ma da un po' di tempo la banda Inzaghi incassa con fastidiosa continuità gol imbarazzanti e l'attacco spreca troppo, stravolgendo l'iter di metà stagione che ha portato l'Inter a risultare ancora la squadra più prolifica del campionato con 61 reti realizzate contro le 58 della Lazio di Maurizio Sarri.
Ieri Simone Inzaghi, che ancora una volta non ha tenuto la conferenza stampa di vigilia, ma ha parlato alla Tv di casa, ha detto che la settimana piena di lavoro abbia dato ottime indicazioni sullo stato di salute della squadra e sulla voglia di tornare in campo per riassaporare il gusto della vittoria che nelle ultime sei giornate di campionato è arrivata solo una volta, con la manita rifilata alla Salernitana. Purtroppo in questi giorni non sono arrivate le attese buone notizie riguardanti Marcelo Brozovic, che darà forfait anche contro la Fiorentina. Il polpaccio è una zona delicata e anche se, fortunatamente, gli esami medici abbiano escluso lesioni al muscolo interessato, il faro del centrocampo interista prova ancora qualche fastidio correndo costringendo Inzaghi e il suo staff a optare per la prudenza, senza dover correre il rischio di perdere il forte croato per la fase finale della stagione che prevede anche un importantissimo derby che vale la finale di Coppa Italia.
Assente Brozo, il mister dovrà essere bravo a proporre una alternativa valida per un giocatore purtroppo insostituibile, non essendoci in rosa un elemento con quelle caratteristiche. Fallito l'esperimento Barella con il Sassuolo, fallito l'esperimento Vecino con il Torino, è probabile che il mister oggi scelga Calhanoglu davanti alla difesa con Barella e Vidal/Gagliardini ai lati del turco. Calha ha piede, può fare gioco corto e lanciare lungo. E se dovesse esserci l'opportunità, arrivando da dietro, potrebbe anche essere letale con il tiro da fuori. L'importante è che sia in buona condizione fisica e soprattutto mentale, cosa necessaria per un giocatore di gran classe, ma che pecca in continuità di rendimento. Davanti Edin Dzeko e Lautaro Martinez e i vari Sanchez, Correa e Caicedo, se chiamati in causa, dovranno buttarla dentro senza pietà quando se ne presenterà l'occasione, perché il tempo sta per scadere.
Il Meazza sarà praticamente sold-out. Il tifo nerazzurro è sempre Campione d'Italia. La tavola sarà pronta alle 18, sarà forse un po' presto per la cena, ma questa Fiorentina, seppur tosta, va mangiata.
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