Poteva andare meglio, inutile nasconderlo. Ma poteva andare peggio, vero anche questo. Sneijder ci ha illusi, Eto’o ci ha restituito un po’ di fiducia quando ha iniziato a piovere sul bagnato, non solo in senso figurato. Ancora non ci siamo, la vera Inter non è quella che si è timidamente esibita a Enschede, contro un avversario forse sopravvalutato, soprattutto per quanto visto nella ripresa. Sbagliato nascondersi dietro al dito della condizione fisica, del campo bagnato e del nuovo allenatore: contro il Twente i nerazzurri hanno interpretato male il match, lasciando troppo spazio all’avversario e alimentandone l’entusiasmo. Errore capitale, soprattutto in ambito europeo. Però, a onor del vero, qualche scampolo di buona Inter si è visto, quando la squadra si è scrollata di dosso una certa dose di tensione e ha attaccato con la convinzione delle grandi, la stessa che l’ha accompagnata per tutta la scorsa Champions, fino alla finale di Madrid.

Ecco, bisogna solo ritrovare quella determinazione, rimasta probabilmente ancora in ferie prolungate. La squadra di Madrid è sempre quella, questi ragazzi hanno dimostrato di poter scalare vette apparentemente irraggiungibili, sono loro che ci hanno regalato la Tripletta. Perché oggi non riescono più a dare il meglio di loro? Domanda da un milione di dollari. La risposta potrebbe darla Diego Milito. Il Principe non è ancora tornato sé stesso, più che un nobile sembra uno stalliere. E non mi riferisco al paradossale autogol, una beffa con la ‘B’ maiuscola, ma al suo stato di forma, quella costante condizione da ‘vorrei ma non posso’. Gli manca la reattivà, è evidente, ma l’argentino fatica a trovare persino la sua proverbiale lucidità negli ultimi metri, un autentico marchio di fabbrica che aveva ammattito i difensori di tutta Italia e tutta Europa. Controlli approssimativi, passaggi fuori misura e troppi tappeti rossi per i difensori avversari, che lo anticipano con estrema facilità.

Più che Diego, sotto porta oggi sembra il fratello Gabriel, che di professione gioca nella metà campo difensiva. Un inizio di annata da incubo, in sintesi, che lascia a dir poco perplessi. Per contro, la sua ricetta è semplice, ma significativa: lavorare, lavorare, lavorare. Giusto. L’importante è la disponibilità a rimettersi in gioco, a cercare di riconquistare il trono che adesso appare lontano. La stessa disponibilità che i compagni, non certo più in forma di lui (a parte qualche raro caso, vedi Eto’o  Sneijder), devono garantire a Benitez, al club e ai tifosi nerazzurri, a dir poco preoccupati per quanto sta avvenendo dopo la scorpacciata della precedente stagione. Il pareggio all’esordio in Champions è, statisticamente, una buona notizia. Anche l’anno scorso l’inizio fu un pari (contro il Barcellona), e tutti noi sappiamo com’è andata a finire la favola. Con il Principe che è salito sul trono di Madrid, diventando re e mandando in estasi il suo popolo. È ora di ricominciare a sognare, ne abbiamo davvero bisogno.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 15 settembre 2010 alle 00:01
Autore: Fabio Costantino
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