L’eco della sconfitta dell’Inter contro la Juventus, o se preferite della vittoria bianconera sui nerazzurri, non si placa. Siamo già a metà avanzata della settimana delle Nazionali, ma le polemiche sul derby d’Italia proseguono imperterrite.

Sinceramente penso abbia poco senso entrare nel merito. Tutti hanno visto cosa è successo. Ognuno di noi ha una testa e occhi per giudicare, quindi andrei oltre.

Dico solo (anzi scrivo) che serve rispetto per l’intelligenza delle persone. E non aggiungo altro.

Andiamo avanti e tocchiamo l’argomento della rivoluzione interista. Avevo già espresso il mio pensiero tempo fa, visti però gli eventi, repetita iuvant.

In una società professionistica, figuriamoci se parliamo dell’Inter, tutti devono eseguire al meglio il proprio compito. Dal numero uno del club, all’ultimo degli impiegati.

La storia nerazzurra merita rispetto. Come i milioni di tifosi della Beneamata sparsi per tutto il mondo. Mi pare che oggi il capro espiatorio nerazzurro sia Simone Inzaghi. E sinceramente non sono d’accordo sull’accanimento verso l’allenatore piacentino.

Sicuramente ha commesso degli errori. Come io, te che leggi, i suoi collaboratori e così via, ma non è il male assoluto dell’Inter, anzi. Che abbia preso più di un abbaglio è ammissibile. Ha sbagliato spesso le sostituzioni e magari non ha motivato i suoi all’approccio ottimale in certe partite. In molti sostengono che si sia perso lo Scudetto per colpa sua (quello dell’anno scorso), ma comunque volenti o nolenti, ha conquistato tre trofei. I media hanno bombardato di critiche Inzaghi, ma ad oggi ha fatto meglio di tutti i suoi colleghi in Serie A, ad eccezione di Spalletti. Ergo, il mio giudizio finale su di lui arriverà a fine stagione. Ma è bene sottolineare che Juve e Milan puntavano allo Scudetto (e hanno speso milioni e milioni più dell’Inter), che la Roma è uscita in Coppa Italia con la Cremonese e che la Lazio è stata sbattuta fuori da Europa e Conference League. 

Lo stesso (giudizio finale) vale per determinati calciatori, visto che in campo ci vanno loro e non altri. È ora per alcuni di far vedere il proprio valore, altrimenti grazie e arriderci. Capitolo società: continuo a pensare che Marotta abbia messo più di una pezza ai mugugni esterni e pure a quelli interni. Si tratta di un amministratore delegato di assoluto valore. Io non scendo dal carro. Semmai faccio un appunto alla parte sportiva, di chi sceglie i giocatori. Sarebbe gradita una campagna acquisti di livello, che non significa spendere 300 milioni e incassarne zero. Solo credere nelle proprie qualità. Cosa intendo dire? Se il Napoli punta su uno sconosciuto georgiano e su un sudcoreano che aveva solo militato in Patria, Cina e Turchia, vuol dire – risultati alla mano – che ha lavorato benissimo e che si è messo in gioco. 

Oggi è facile sostenere che Kvara sia il migliore della A (o comunque tra i migliori), ma perché una squadra che è ultima per numero di dribbling effettuati non poteva pensare a lui? Sul verde conta la meritocrazia, non il tuo cognome. Ausilio, a capo dell’area sportiva, tiri fuori dal cappello qualche colpo alla Giuntoli dato che lavora con Baccin che è ultra competente e con osservatori tra i migliori d’Europa.

Ultima, ma non ultima, la proprietà. Parte tutto da voi. Il destino di milioni di interisti è nelle vostre mani.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 24 marzo 2023 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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