Cosa convinse Walter Sabatini a puntare su Ederson? "Una giocata. Tanto bastò per stregarmi" racconta a La Gazzetta dello Sport l'ex dirigente della Salernitana che nel gennaio del 2022 andò a prenderlo a San Paolo per portarlo in Italia: "Uno stop a seguire fatto in mezzo a due avversari e la corsa conseguente per andare a recuperare la palla. Uno strappo molto indirizzato e verticale e una corsa bruciante per arrivare primo sul pallone - prosegue Sabatini -. Sensibilità nello stop e velocità nell’attacco. Pensai subito che potesse diventare un giocatore importante, come sempre mi capita quando prendo - o sarebbe il caso di dire prendevo - un giocatore. A me non esalta la normalità, voglio qualcosa di speciale e in quel caso lo vidi". 

Come vedrebbe il suo arrivo all'Inter?
"Ci sono calciatori che possono giocare ovunque. Per giocare nell’Inter devi essere particolarmente bravo, ed Ederson lo è. Lo vedrei molto bene, anche perché Chivu è un allenatore preparato con la conoscenza del calcio giocato, in grado di trasferire i giusti concetti ai giocatori. E le grandi squadre assorbono i calciatori bravi con facilità. Ma non mi spingo oltre sull’operazione: sono un dirigente, non un opinionista. Parlare diventa spesso un disturbo per tutti".

Ma Ederson e Calha sono tipi di giocatori diversi... 
"Calhanoglu ha le sue qualità, Ederson le sue. Penso che il brasiliano porterebbe un contributo dinamico e senza dubbio espresso nel chilometraggio: corre 12.000 metri a partita!".

Invece lontano da riflettori che ragazzo è?  
"Fuori dal campo è molto legato alla famiglia, non è uno che va alla ricerca di vita notturna o cose stravaganti. Nei comportamenti è molto lineare. E lo è anche in campo, tutti i giorni durante tutti gli allenamenti. A Salerno io mi intrattenevo con lui al termine di ogni sessione per fargli capire cosa aveva fatto bene o male. È molto applicato, molto ‘europeo’ da quel punto di vista".

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 08 luglio 2025 alle 22:22
Autore: Stefano Bertocchi
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