Si salvi chi può. Lo sfogo di Lautaro Martinez, rifinito da Beppe Marotta che ha usato Hakan Calhanoglu come agnello sacrificale per evitare ulteriori spargimenti di sangue mediatici, ha scoperchiato il vaso di Pandora. Un vaso che probabilmente ha iniziato ad aprirsi giorni prima della finale di Monaco di Baviera, salvo poi scatenare gli effetti indesiderati a mo' di domino incontrollato. 

Oggi la caccia all'uomo sta diventando stucchevole, la ricerca dei nomi misteriosi a cui il capitano faceva riferimento è un giochetto a cui non si dovrebbe sottostare. Anche perché si corre il rischio di prendere cantonate indelicate puntando il dito contro calciatori estranei alla vicenda. Che poi, in tutta coscienza, quelli chiamati velatamente in causa sanno benissimo che, come cantava Vasco, gli spari sopra sono per loro. 

La pausa dopo il Mondiale per Club è una benedizione, il gruppo aveva bisogno di una vacanza per ricaricarsi mentalmente e, magari, mettersi alle spalle anche le tensioni del momento che altro non fanno che alimentare voci incontrollate di presunte polveriere interne allo spogliatoio. Ovvio che quando le cose non girano per il verso giusto è facile che emerga scontentezza, ma dopo i recenti stravolgimenti in campo e in panchina, l'Inter non può permettersi lotte ad ampio raggio tra le mura di Appiano. 

Peccato che la sensazione sia che, al di là del tentativo di conciliazione prima di ripartire dagli USA, le questioni in sospeso rimarranno tali a lungo. E avranno risvolti anche sul mercato. Calhanoglu oggi è più di là (Turchia) che di qua (Milano); Denzel Dumfries ha appena cambiato agente e questo nel linguaggio del mercato, così come una donna che cambia taglio di capelli, significa novità in arrivo; Marcus Thuram potrebbe pagare quel maldestro like con una gogna mediatica che non promette nulla di buono. Insomma, i venti del mercato soffiano forte in casa nerazzurra e non si tratta necessariamente di venti gradevoli.

Sta alla dirigenza intervenire prima possibile, evitando di soffiare sul fuoco e usando tutta l'acqua possibile per spegnerlo. In questa fase storica il gruppo ha bisogno di supporto societario, di linee guida anche dure, di mediazione seria tra parti scontente a meno che non si voglia cogliere la palla al balzo per salutare qualcuno dei big. Nulla è da escludere in questo momento, compreso che malauguratamente le maglie si allarghino e permettano fughe dolorose, ad oggi più di pancia che ragionate.

È il momento in cui la dirigenza deve trasmettere sicurezza ma non solo a parole, bensì con i fatti. Tra i tifosi c'è smarrimento e preoccupazione, in queste situazioni un grande club serra le fila e dà risposte concrete per mantenere e ribadire con forza il proprio status. L'Inter è la finalista dell'ultima Champions League, non può dimenticarlo.l

Sezione: Editoriale / Data: Gio 03 luglio 2025 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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