Non mi stancherò mai di scrivere quanto sia importante pensare con la propria testa. Uno può avere torto o ragione, ma sbagliare per colpa propria aiuta a crescere, mentre prendersi la ragione solo per aver ripetuto a macchinetta un certo discorso non porta alcun vero beneficio.

In questi giorni, anzi in queste settimane, ho sentito più e più interisti lamentarsi di certi arrivi o presunti acquisti. Il motivo era – e resta tuttora – la carta d’identità. Settimana scorsa ero volutamente partito dai giovani, specificando come se uno fosse più bravo degli altri, meritasse di giocare. Bastoni mi sembra un buon esempio da portare all’attenzione. Potrei poi scomodare un mostro sacro come Beppe Bergomi che vinse da titolare il Mondiale nell’82 a soli 18 anni, con Zoff in porta che aveva ben 40 primavere. Ma parliamo davvero di un altro calcio. 

Quello attuale dimostra comunque che si ancora fare bene, anche se non più baldi 20enni. Kolarov, tanto per dire, mi sembra tutt’altro che bollito. Poi come sempre sarà il verde a dare il responso finale.
Ed eccoci al punto focale. Quello che mi fa ridere di gusto, anzi che mi imbestialisce, è che quelle stesse persone che infangavano le operazioni della Beneamata sugli ingaggi dei giocatori d’esperienza, più che trentenni, oggi invece si lamentano dell’eventuale addio di Diego Godin, classe ’86, quello che è diventato improvvisamente il miglior difensore del mondo.

Attenzione: io prima di liberarmi di uno come il Flaco ci penserei 1000 e più volte. Anche solo semplicemente perché davvero non si è mai adagiato sui fasti del curriculum vitae e ha fatto di tutto per diventare un titolare dell’11 di Conte.

Ma tutti quelli che hanno criticato certi atleti, colpevoli soli di avere i loro anni, ora non possono far finta di niente sull’uruguaiano, che giovincello certo non è. 

La verità è molto più semplice di certe strampalate elucubrazioni mentali. Se sei forte e migliore dei tuoi compagni di squadra, meriti di scendere in campo dal primo minuto. Poi è chiaro che se hai 18-20 anni potrai giocare molto sulla voglia di affermarti e sul voler spaccare il mondo. Mentre se hai superato i 30 potrai invece trovare nell’esperienza e nell’esserti sempre allenato al top un aiuto per continuare a godere della fiducia del tuo mister. 

Ecco perché le rose delle squadre vincenti sono costituite da un mix di giocatori con caratteristiche plurime. Sempre con la premessa - indissolubile e indiscutibile ma talvolta dimenticata – che ci siano giocatori di rilievo.

Quando la vostra squadra del cuore ingaggia Tizio o Caio, va benissimo informarsi su costi, età, passato, modus vivendi ecc. Anzi, è fondamentale farlo soprattutto per i professionisti, per capire chi si abbia davanti. Ma la vera domanda da porsi è sempre la stessa: quanto è forte il tale atleta?

Poi si può discutere di tutto. Poi però, non prima di aver risposto con cognizione di causa a tale quesito.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 11 settembre 2020 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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