Decisamente è un periodo di fermento creativo all’Inter. La presenza di Thohir in queste ore a Milano è stata preceduta dall’annuncio di Nemanja Vidic e dalle notizie dal mercato che la società si appresterebbe a fare in Premier League, con nomi come il “Chicharito” Hernandez, Sagna, Evra e Podolski per evidenti motivi di immagine e sostanza.
Un'Inter che abbia un appeal per potenziare in poco tempo la sua spendibilità in termini di marketing, merchandising e l’ingresso in Borsa entro due anni.
Oltre a rendere competitiva una squadra che il prossimo anno è imperativo debba andare in Champions League.
Un problema serio sarà perciò lo spirito con cui andrà affrontata l’Europa League.
Però voi mi perdonerete se, invece di guardare al prossimo futuro con ottimismo, mi concentrerò ora sul presente con un occhio al nostro passato.
Mi ha sempre affascinato e insieme irritato la gestione e l’atteggiamento dell’Inter e gli interisti verso i giocatori di qualità.
La storia del calcio è piena di vicende che hanno diviso stampa e tifosi riguardo la gestione di campioni come Roberto Baggio, Del Piero o Rivera.
Ma l’Inter ha un primato assoluto in materia di talenti massacrati.
La spiegazione risiede in un aspettativa alta che, se viene disattesa in una percentuale a scelta, porta al cecchinaggio indistinto verso il talento senza le stimmate del fuoriclasse.
Per inciso le squadre più importanti al mondo hanno giocatori che sono fortissimi ma non tutti i migliori nel loro ruolo.
Sembra che chi arriva all’Inter debba invece dimostrare di essere il migliore, scontando fallimenti di predecessori che non hanno soddisfatto il celebre palato degli interisti.
Un falso mito. Ogni volta infatti, che si sono sentiti fischi o urla all’indirizzo della squadra, la faccenda è stata liquidata con questo benedetto palato fino dei tifosi nerazzurri, eternamente insoddisfatti. Il problema è che quelle urla sono sempre arrivate verso giocatori in possesso di ottimi, a volte grandi piedi, ma non abbastanza formidabili da coprire tutti i problemi della squadra di turno. Perciò se hai in campo Kuzmanovic, Schelotto e Jonathan, in attacco Rocchi e a centrocampo Benassi, la colpa è di Alvarez che non trascina la squadra (!).
Oggi tocca a Kovacic e appunto Alvarez. Giocatori già abbandonati da un sempre più folto numero di tifosi. Mi sto rassegnando a perdere entrambi in nome degli acquisti che porteranno la squadra a vette elevate grazie alla loro partenza. O meglio, questo è il principio che emergerebbe dalla logica sprezzante messa in atto, specie verso Alvarez.
L’accanimento verso di lui parte dal luogo comune che sarebbe lento. Non voglio entrare in questa discussione sulla percezione distorta dei suoi numerosissimi detrattori, è certamente un giocatore a cui manca qualcosa per essere definitivamente un grande centrocampista. Probabilmente non diventerà mai un fenomeno assoluto ma questo è un discorso che vale per il 99% dei giocatori in attività. Soprattutto Alvarez ha doti uniche che vengono ancora sfruttate male. Ha geometrie, capacità di lettura del gioco, verticalizzazioni, dribbiling e, quando è in giornata, anche il tiro. Si può ragionare sul fatto che ci siano partite in cui sia più o meno incisivo ma non comprendo come gli interisti siano i peggiori nemici di Ricky Alvarez. Sarebbe accettabile un ragionamento fondato su alcune pecche. Ma diventa malafede od ottusità quando lo si getta nel fango conferendogli la patente di brocco o mediocre. La partita con la Roma è stata emblematica. Generoso, spesso ignorato da Guarin (in un'ora un passaggio dal colombiano, compagno di reparto!) ha fatto movimenti preziosissimi, assist e cambi di gioco che in squadra ahinoi non fa nessuno. È uscito dopo aver chiesto il cambio a Mazzarri. Non c’è bisogno di “capire di calcio” per vederlo. Ma niente, le solite battute da bar, la solita frase fatta sulla lentezza e un centro di gravità permanente nel quale lui e altri sono stati incasellati nella storia dell’Inter. L’altro è Kovacic.
Ho già speso parole per lui ma diventa difficile proteggerlo con un articolo se “l’ambiente” si aspetta da un diciannovenne partite da cornice e negli scorci di gara che gli vengono concessi si rifugia in un lavoro di cucitura, tipico di un giovane schiacciato da una pressione indebita e immotivata. Poi lo vedi nell’amichevole tra Svizzera e Croazia dove confeziona un assist in verticale per Olic che porta al definitivo 2-2 e ti accorgi che quella giocata la sanno fare pochi preziosi giocatori.
Sono rassegnato a perderli dicevo. E mi fa maledettamente male sapere che sono tifosi della mia stessa squadra a dire che non sono da Inter, che devono andare via, rifugiandosi dietro un frasario usato già milioni di volte e incapaci di cambiare idea, di ripensare al modo in cui giudicare un giocatore.
Saranno contenti questi insider nerazzurri, Alvarez ha ricevuto l’interessamento del Borussia Dortmund e Kovacic dall’Arsenal e il Chelsea.
Per citare Nanni Moretti: continuiamo così, facciamoci del male.
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