Tempo variabile, in quel di Pinzolo. Al sole caldo si alternano nuvoloni con sovente rischio di acquazzoni intensi ma brevi, il che rende l'andamento meteorologico imprevedibile. Imprevedibile come l'Inter che sta nascendo, almeno nella mente dell'autore. Chi a lungo ha criticato aspramente l'atteggiamento tattico monotematico della squadra vista fino a maggio, dovrà cercare altre ragioni al proprio malumore. Perché nella stagione in arrivo vedremo un'Inter più eclettica, a partire dall'opzione tutt'altro che defilata della difesa a quattro. Al Pineta Mazzarri insiste soprattutto con i tre dietro, ma le motivazioni sono più che credibili: c'è da insegnare movimenti ignoti al colosso Vidic, che ha trascorso una vita con un solo collega al fianco; e, soprattutto, diciamoci la verità, i centrocampisti a disposizione sono talmente pochi da non invogliarti a testare novità in assenza dei titolari. Ma le intenzioni ci sono tutte, la tanto agognata difesa a quattro non sarà più una chimera. 

Tempo instabile, clima sereno. Al di là delle temperature e di un confronto acceso e indolore tra Kuzmanovic e Andreolli, impossibile da nascondere agli occhi del pubblico, quella che emerge dal quartier generale in Trentino è la tranquillità di chi ha voglia e sa di poter fare bene. I giocatori, in attesa dei pezzi grossi, si allenano seriamente e ascoltano le urla miste a raucedine del loro allenatore. Pondrelli non ha ancora iniziato a picchiare duro, ma i feedback dei suoi boyscout sono positivi. E poi c'è la tifoseria, meno ricca numericamente (e finanziariamente, come ignorarlo?), ma sempre appassionata come se le polemiche recenti e l'anti-mazzarrismo non ci siano mai stati. Lui, poi, è sempre al centro della curiosità e non solo per l'evidente abbronzatura.

"Mazzarri uno di noi", hanno cantato i sostenitori della Beneamata durante la presentazione dello staff in piazza San Giacomo (con numerosi episodi simili anche al Pineta). Ottenendo in risposta qualche saltello al coro di "Chi non salta...". Copione prevedibile in queste serate, ma da non trascurare considerando il background nerazzurro di questo allenatore sempre sotto i riflettori. Tra le accuse che gli sono state mosse c'è anche la scarsa quantità di interismo che è lecito attendersi dal proprio mister. Premesso che a me interessa avere un professionista più che un tifoso in panchina, è chiaro che il basso livello di simpatia da lui trasmesso al grande pubblico sia stato amplificato dal distacco con cui ha vissuto la sua prima stagione nerazzurra. In questi primi giorni, però, al di là dei saltelli, la serenità che lo accompagna dal giorno del rinnovo contrattuale si evince anche dalle sue parole.

Mazzarri infatti più di una volta ha utilizzato il termine 'interista', riferendosi allo staff e alla squadra. Espressione che all'esterno suona decisamente bene. Qualcuno penserà che sia la traduzione comunicativa di una strategia preparata a tavolino per conquistare il pubblico più critico ed esigente, ma consapevole della sua idiosincrasia a teatrini e salamelecchi (se potesse diserterebbe qualunque sala stampa), mi piace pensare che il tutto nasca da una nuova consapevolezza personale. Quella di poter ripartire da zero, libero da variabili incontrollabili, e di potersi finalmente gettare anima e corpo in un progetto che finalmente sente suo. Serenità uguale attaccamento, per quello che Thohir definirebbe engagement.  Ben venga, se porta a risultati migliori e a una gradevole percezione all'esterno del lavoro svolto.

Benché la rosa attuale sia sperimentale, per usare un eufemismo, con Ausilio che sta cercando di anticipare i tempi per consegnare all'allenatore una squadra completa (se chiude rapidamente per Medel è tanta roba), mi sembra che la nuova stagione sia iniziata con il piede giusto, almeno emotivamente. Difficile aspettarsi di più, prevedibile qualcosa di meno. Miracoli dell'archiviazione, che ha azzerato lamentele, contraddizioni e insofferenze di una stagione tra luci e ombre. Per tutti, Mazzarri compreso.

P.S. - Mi spiace molto per Rodrigo Palacio. Anche per Campagnaro e Alvarez, ovviamente. Ma so che il Trenza si sentirà responsabile di una sconfitta dolorosa, per aver sprecato l'occasione della vita prima della beffa tedesca. Fa parte del gioco, uno come lui merita solo applausi a prescindere.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 14 luglio 2014 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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