La situazione finanziaria dell'Inter 'crea per forza preoccupazione'. Le parole sono di Massimo Moratti, storico patron nerazzurro, protagonista martedì scorso di un'intervista con Peter Gomez per il Fatto Quotidiano intitolata "Inter, ridimensionamento o svolta etica?". Dichiarazioni che assomigliano più a sensazioni che non a un'analisi approfondita sullo stato di salute dell'azionista di maggioranza del club milanese che, in data 20 maggio, ha ricevuto un’iniezione di cassa salvifica di 50 milioni di euro dal fondo Oaktree nel contesto del finanziamento da 275 milioni di euro. Una mossa che ha portato un riassetto della catena dei controllo dell'Inter in Lussemburg, con Suning, che, come rivelato da Reuters, ha messo in pegno le azioni del club a garanzia dei fondi ricevuti.

Non il migliore dei mondi possibili in cui progettare il futuro dopo uno scudetto simbolico conquistato dalla squadra di Antonio Conte, capace di interrompere l'egemonia juventina lunga nove anni. "Sono riusciti a fare una squadra fortissima che ha vinto il campionato, poi deve essere successo qualcosa di grave in Cina. Questo ragazzo (Steven Zhang ndr) sta tentando di mantenere l'Inter, ma la domanda è: per quanto tempo?", ha poi aggiunto MM, parlando delle future intenzioni del suo successore nella linea dinastica dei presidenti vincenti della storia della Beneamata. Sì, perché, comunque vada a finire il rapporto tra Suning e l'Inter, Zhang sarà ricordato come l'uomo capace di riportare un trofeo laddove mancava da un decennio a coronamento di un piano quinquennale contraddistinto certamente da errori di inesperienza ma anche da intuizioni felici (Marotta ad, per dirne una). Nella spartizione di meriti e demeriti di questo lustro, il peso specifico del tricolore 2020-21 può cancellare gli errori commessi in sede di mercato ma non può in nessun modo far digerire all'ambiente un ridimensionamento figlio di una gestione poco lungimirante, al di là dei problemi causati dalla pandemia. "C’è bisogno di un’ampia plusvalenza alla fine di questo calciomercato, ma vogliamo mantenere molto competitiva la squadra per permetterle di fare bene in Champions e ovviamente di riconquistarla il prossimo anno, perché vogliamo stabilmente stare tra i grandi club europei", ha spiegato Zhang in una recente intervista alla Gazzetta dello Sport. Con una chiarezza disarmante, il figlio di Jindong ha fatto capire che l'Inter campione d'Italia non si eleverà dal ceto medio europeo ma che, anzi, sarà costretta a fare dei sacrifici per rimanerci. Ancora una volta il diktat è quello che c'era in regime di settlement agreement, patto ereditato dalla gestione Erick Thohir, per rispettare le norme del Fair Play Finanzario: prima un occhio al bilancio, poi il campo. Anche con lo scudetto cucito sul petto, anche mentre le big del continente che piangono fintamente miseria si aggiudicano top player a parametro zero pagando stipendi immorali per il momento che sta vivendo il sistema calcio. Quello stesso che ha lanciato un grido d'allarme disperato, come più volte ripetuto da Andrea Agnelli e Florentino Perez, creando una Super League che è roba elitaria ma che forse avrebbe provato a raggiungere quell'equilibrio competitivo a cui la Uefa ha rinunciato da anni. Nel fu torneo a inviti creato da 12 società fondatrici, l'Inter avrebbe riavuto acquisito il diritto di essere considerata, per storia e prestigio, una nobile del calcio. Magari inizialmente meno ricca delle altre prescelte ma con la promessa di avere le stesse chance di vittoria finale nel giro di qualche anno. Una chimera nella prossima edizione della Champions League, dove la squadra di Simone Inzaghi si presenterà da testa di serie ma non per questo con reali ambizioni di successo. Se la dovrà giocare forse con Chelsea e Psg, due concorrenti dirette che si rafforzeranno acquistando Achraf Hakimi, uno dei migliori laterali destri in circolazione che deve essere sacrificato sull'altare del mercato. Per colpa di Suning, ma anche per la regola imposta dall'alto secondo cui fa strada nel torneo solo chi genera maggiori ricavi, e poco importa come. Se dopo l'era del mecenatismo, all'Inter è stato concesso al massimo di partecipare alla Champions c'è qualcosa che l'ente organizzatore sbaglia. Così stando le cose, non sono stonate le parole di Zhang che ha rifiutato di considerare la conquista della seconda stella un obbligo: "Non è facile. Sei-sette club sognano di vincere lo scudetto ogni anno, poi la realtà è diversa". 

Così vanno le cose se anziché rinforzarti, sei 'costretto' a perdere Conte e forse uno-due top. E se BC Partners, l'unico soggetto avrebbe potuto cambiare lo stato della cose - stando a Bloomberg – ha lasciato il tavolo della trattativa per l'acquisizione dell'Inter per i dubbi sulla stabilità dei pagamenti cinesi a lungo termine. Prima l'Uefa, ora Suning: l'Inter si fa bastare uno scudetto in undici anni. Per quanto tempo ancora? 

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Sezione: Editoriale / Data: Gio 10 giugno 2021 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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