E adesso tutti a rammaricarsi, a dispiacersi per l'occasione persa, a parlare di Europeo comunque buono per questa Italia. Eppure, fino a qualche mese fa, la Nazionale sembrava per lo più un "peso", una seccatura che disturbava solamente i programmi dei club, qualcosa da poter abolire senza troppo patire. Salvo salire tutti sul carro dei vincitori quando è troppo facile farlo. Parlo non solo di una frangia di tifosi, ma anche di dirigenti e addetti ai lavori, tutti tifosi Azzurri quando conviene, tutti a storcere il naso quando il proprio calciatore deve saltare una partita perché richiamato dalla Nazionale.

La Nazionale invece, a mio avviso, è un patrimonio del calcio italiano da tutelare ad ogni costo, e per tutelare intendo anche dedicarle il tempo che merita, non incastrare le partite nel bel mezzo degli impegni di campionato o coppa, finendo col rinunciare a qualche convocato o a limitarsi a qualche sbrigativo allenamento che di certo non salda un gruppo e non permette di assimilare gli schemi di un allenatore che si vede poche volte al mese e che inevitabilmente stravolge il modo di giocare di ogni calciatore. A meno di "blocchi", come il blocco Barcellona in Spagna o il blocco Juve che si è ritrovato quest'anno in Nazionale, occorre tempo per memorizzare certi meccanismi, e così si spiegano le figuracce nelle varie amichevoli internazionali (a parte la scarsa motivazione di alcuni elementi).

La Nazionale è l'unica squadra capace di unire tutti i tifosi d'Italia, senza differenze di campanilismo, di colori della maglia, di provenienza: al di là dei deliri secessionisti della Lega Nord, la Nazionale è l'unica squadra che ci fa ricordare di essere tutti italiani, fa abbracciare milanisti e interisti, laziali e romanisti, napoletani e bergamaschi, che per qualche tempo ci fa dimenticare dei problemi che viviamo, e poco importa se si deve esultare al gol di un calciatore di una squadra rivale. Ci siamo rammaricati forse quando Ibrahimovic all'Inter segnava gol a raffica perché veniva dalla Juve? In quel momento i calciatori sono tutti italiani, che giocano per la nostra patria, e tanto ci basta.

Quindi un po' di attenzione anche da parte della Lega Calcio, quella che dovrebbe essere la prima tifosa azzurra, che spesso crea i calendari senza tener conto delle esigenze della Nazionale: bene ha fatto ieri la Rai a ricordare che si giocherà un'amichevole Italia-Inghilterra durante la Supercoppa Italiana di Pechino: i calciatori di Napoli e Juve chiaramente non potranno essere convocati: è così che si tutela il nostro calcio e la nostra rappresentativa nazionale? E' facile tifare Italia quando si vuol fare bella figura a livello internazionale, è facile dimenticarsene quando si torna a guardare solo al proprio orticello. Ma il prestigio internazionale si conquista non solo a livello di club, ma soprattutto a livello di Nazionale, visto che i club di italiani ormai ne hanno purtroppo sempre meno.

E a proposito di Nazionale, una parola su Balotelli credo sia d'obbligo. Qualche anno fa, mentre l'Inter vendeva Super Mario, da queste colonne analizzavo la cessione come sicuramente dettata dagli sbalzi umorali di una testa "pazza", culminati con la maglia gettata a terra, ma che forse con un adeguato piano di maturazione si sarebbe potuto recuperare e ritrovarsi in casa un campione. Dissi che l'Inter si sarebbe pentita di averlo ceduto, e puntualmente è accaduto. Non mi riferisco ai tifosi, che su Balotelli sono divisi (anche all'interno della nostra stessa redazione, come ha sottolineato il collega Romano in un suo recente editoriale), ma agli stessi dirigenti: solo qualche giorno fa Moratti ha dichiarato di aver provato a riprenderlo, ma Il City ha detto no. Non vado ad analizzare gli eventuali vantaggi economici e "disciplinari" della sua cessione, dico solo che forse si è operato con troppa fretta. Così come con Destro. Si dice che l'esperienza insegna, che queste lezioni servano da esempio per future decisioni in merito a campioni della nostra "cantera"...

Sezione: Editoriale / Data: Mar 03 luglio 2012 alle 00:01
Autore: Domenico Fabbricini
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