Ormai era il cosiddetto "segreto di Pulcinella": tutti lo sapevano ma per qualche arcano motivo non si poteva dire. L'evento organizzato ieri pomeriggio presso lo Store dell'Inter in centro a Milano era ufficialmente un'occasione per firmare autografi ai primi 40 tifosi che avrebbero acquistato la maglia del capitano dell'Inter, ma ufficiosamente l'occasione per annunciare il prolungamento contrattuale. Il velo era stato tolto già nella serata precedente da Wanda Icardi che in una lunga intervista aveva confermato "domani rinnoverà". E così è stato. Tutto secondo copione: 5 anni di contratto con ingaggio a salire ogni stagione, Icardi che diventa una bandiera dell'Inter, un simbolo di una squadra che nelle intenzioni di Suning deve tornare al più presto al top mondiale, e la possibilità di fare di Maurito il testimonial perfetto per esportare il brand Inter in tutto il mondo, in Asia in primis.

Con buona pace dei tanti club che in estate si erano fatti avanti per rilevare le prestazioni dell'accattante rosarino. Wanda Nara, agente e moglie di Icardi, non stava bluffando: le offerte c'erano ed erano allettanti, ma lei stessa nella suddetta intervista alla testata argentina Infobae sapeva che facevano solo il gioco della famiglia Icardi, che ha fatto sponda su queste richieste per ottenere un aumento non prioritario dell'Inter. Anzi, il club nerazzurro aveva rinnovato il contratto del rosarino appena un anno prima e non riteneva fosse ancora il momento di ridiscutere l'ingaggio. Tanto più che inizialmente questa richiesta, anche alla luce delle modalità estemporanee, era stata vista come qualcosa di fastidioso. Ma, senza annoiare ora con il riassunto della lunga estate che tutti conoscono, Wanda e Icardi reclamavano una promessa verbale che prevedeva un adeguamento contrattuale in caso di miglioramento della situazione finanziaria, e così è stato. Ausilio ha mantenuto la sua parola, si è occupato del rinnovo in autunno lontano dai clamori e dai riflettori del calciomercato come promesso, e tutto è stato messo nero su bianco.

La vittoria di Icardi? Dell'Inter? O di Wanda Nara? Beh, un po' di tutti, ma a mio avviso è stata soprattutto la vittoria della signora Nara. Una donna che da bersaglio del gossip si è saputa reinventare agente in un mondo tendenzialmente maschile e maschilista, superando il prevedibile scetticismo generale e ottenendo alla fine ciò che voleva. Lei più di Mauro, se è vero come ha raccontato la diretta interessata, che mentre (incinta) girava il mondo per parlare con presidenti e direttori sportivi, Icardi era a casa ad accudire i bambini. Un'inversione di ruoli che la dice tutta su chi volesse realmente questo rinnovo: la moglie, che ha compreso le potenzialità tecniche ed economiche del marito e ha preteso (e ottenuto) un nuovo aumento che ne fa il giocatore attualmente più pagato in rosa. Il terzo in Italia, dopo Higuain e De Rossi. Magari neanche avrebbero cambiato squadra, visto che nessuno in famiglia ne aveva l'intenzione, ma lo spettro delle offerte deve aver comunque allarmato il club nerazzurro, che forte dell'insediamento della nuova proprietà ha aaccettato di dare a Cesare quel che è di Cesare.

E' stata quindi anche la vittoria di Icardi, che grazie alla scaltrezza della moglie ha avuto quello che probabilmente desiderava e meritava, ma magari non aveva il coraggio di chiedere direttamente (basti ricordare le sue parole durante la trattativa: "Io qui sto bene e sono felice, non voglio andare via ma si occupa mia moglie di questa vicenda"). E infine è anche la vittoria dell'Inter, non dal punto di vista economico perché magari i dirigenti avrebbero preferito continuare con il precedente ingaggio, ma perché hanno ora la possibilità di creare attorno a Icardi tutto un meccanismo di marketing e merchandising che potrebbe ripagare dello sforzo effettuato. Basti pensare all'idea di Suning di lanciare una campagna di comunicazione in Cina che vedrebbe protagonisti proprio i due coniugi, assai popolari in Oriente.

Un circolo virtuoso che ha vissuto di strappi, dissidi, riavvicinamenti, frenate, malumori, accelerate fino ad arrivare all'happy ending. La telenovela, come nella migliore delle tradizioni argentine, si è conclusa con il lieto fine. Con buona pace di tutti. Ora, sotto con i gol: l'unica cosa che davvero conta.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 08 ottobre 2016 alle 00:01
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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