uando la scorsa settimana è uscito il mio editoriale dal titolo: “Solo l’Inter può perdere il Derby” ho notato tra scongiuri e offese varie – a chi mi ha insultato ricordo che io mica scendo in campo – come la consapevolezza della forza dell’Inter, cabala a parte, si stia rafforzando sempre di più nell’ambiente nerazzurro. Tifosi e soprattutto tesserati compresi. 

I fatti mi hanno dato ragione. Contro i rossoneri è stata una partita senza storia, come doveva essere. D’altra parte, come scritto in tempi non sospetti, se la squadra più forte – l’Inter - affronta col piglio giusto quella più debole – il Milan – i valori in campo sarebbero per forza dovuti emergere. Così è stato. I ragazzi di Conte hanno fatto bene i compiti a casa. L’approccio è stato perfetto. La voglia di vincere, così come la forma della compagine nerazzurra e la testa dei giocatori sul pezzo per praticamente tutto il match, hanno permesso di distruggere gli avversari. 

Bravissimi tutti: da Handanovic, che per 89 minuti è stato spettatore non pagante e in poco più di 60 secondi ha salvato la baracca, sino alla LuLa, la miglior coppia gol d’Italia, seconda in Europa solo a Lewandowski-Muller. 

Adesso forse il più sembrerebbe fatto, ma non è così. Contro il Milan, come in qualunque grande big match, le motivazioni vengono da sole. Non serve caricare l’ambiente più di tanto: è normale e naturale che i giocatori della Beneamata e del Diavolo diano il massimo per dimostrare di essere i padroni di Milano. Un calo mentale – involontario ma possibile – lo si può avere invece quando affronti sulla carta squadre inferiori, ma soprattutto meno blasonate. 

Ecco perché Conte subito dopo il 3-0 a Ibra e compagni si è affrettato a sottolineare l’importanza delle prossime due gare contro Genoa e Parma. Ovviamente battere nell’ordine Fiorentina, Lazio e Milan porta consapevolezza. Ma è pure matematico che ogni vittoria vale in classifica tre punti. E con una graduatoria così corta, basta sbagliare pochissimo per rischiare di gettare alle ortiche tutto quello di buono conquistato in precedenza.

Ergo: sappiamo tutti come dovrebbe andare a finire domenica contro il Grifone e poi a Parma se abnegazione, concentrazione, fame e determinazione verranno incanalate nella giusta direzione. Ma è proprio dopo delle belle prestazioni che si rischia di cadere in modo più fragoroso.

Per vincere lo Scudetto, si deve prima essere campioni d’Italia nella testa. All’Inter questo concetto sembra essere stato recepito. Con così tante partite da giocare, si è ancora in salita, non è mica iniziata la discesa. Anche se le possibilità di tagliare il traguardo davanti a tutti sembrano essere aumentate…

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Sezione: Editoriale / Data: Ven 26 febbraio 2021 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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