Oggi si riparte, finalmente. Il calcio virtuale ha un po' stancato, soprattutto perché il mercato non offre soddisfazioni. Ultimamente è un concetto che io e qualche collega abbiamo espresso sovente, per fortuna in corso c'è un Mondiale per nulla scontato che attrae le attenzioni di chi non si è fossilizzato sul proprio nazionalismo. Il resto, sponda Inter, ruota intorno a un Ausilio che cerca di chiudere almeno un paio di operazioni prima di Pinzolo, per non lasciare troppo solo il fresco di rinnovo Mazzarri. Giornata di ritrovo, questa, per quattro gatti nerazzurri non impegnati con le nazionali. Mancheranno le facce storiche che avevano accompagnato l'inizio delle ultime stagioni, ci sarà qualche volto nuovo, soprattutto ragazzi che non sanno ancora dove giocheranno da qui a un paio di settimane. E poi ci sarà lui, il primo acquisto dell'anno zero, il serbo dallo sguardo rude e dagli occhi cerulei: Nemanja Vidic.

Qualcuno forse ha dimenticato, complice anche l'immobilismo nerazzurro sul mercato, che un primo colpetto Thohir lo ha sparato. Anche a 33 anni, l'ex capitano del Manchester United, già rimpianto all'Old Trafford, ha molto da dire e il suo primo giorno di scuola interista non deve passare in secondo piano. Non è dato sapere quali saranno i suoi compagni di reparto (Rolando torna? Ranocchia resta?), ma questo non può spaventarlo di certo. Non a uno come lui che ha visto di tutto in otto anni di United. Vidic è stato il secondo, dopo Hernanes, a sposare il new deal nerazzurro. Altri vorrebbero farlo, ma ancora i tempi non sono maturi. Il serbo è pronto a imbarcarsi in questa nuova avventura, forse non si aspettava di trovarsi da solo tra i volti nuovi di questa nuova stagione, ma c'è tempo per accogliere altri nuovi ingressi. Mazzarri se lo augura, come i tifosi interisti che per il momento devono accontentarsi del suo arrivo, incuriositi dal modo in cui un giocatore di cotanta personalità saprà integrarsi in un mondo sconosciuto come quello italiano. E soprattutto, in un'Inter privata dei suoi veterani come non accadeva da anni.

Per Vidic c'è chi, trascinato dall'entusiasmo, ha persino ipotizzato la fascia da capitano, ancora senza un reale proprietario. Dovrebbe essere Ranocchia, ma non c'è ancora la certezza che lui accetti il rinnovo contrattuale e, di conseguenza, l'onere/onore di raccogliere il testimone da Zanetti. Se così fosse, sarebbe davvero forzato abbellire il braccio di colui che ha interpretato il ruolo niente meno che nel Manchester United? Sarebbe così sacrilego scavalcare gerarchicamente giocatori con qualche anno di militanza in più in nerazzurro? Dipende dai punti di vista: conta il numero di presenze, o la personalità del giocatore? Dico la mia: quando in campo ci sarà bisogno di un intervento del capitano, se non fosse Ranocchia, la mia prima scelta, mi fiderei ciecamente di un leader riconosciuto come Vidic, che sa come si sta in campo e sa farsi rispettare. Non è stato portato a Milano solo per vendere magliette, presto se ne accorgeranno tutti.

Il vuoto lasciato dagli eroi argentini non potrà essere mai colmato da un solo calciatore, però il suo arrivo trasmette serenità. Il gruppo è in buone mani, in attesa di essere integrato da elementi (si spera) di qualità e (si spera) di personalità. Oggi si ricomincia, primi test atletici e presentazione alla stampa del serbo. Gli occhi saranno inevitabilmente puntati su di lui, ma non aspettiamoci di vederlo emozionato. Non ne ha bisogno.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 04 luglio 2014 alle 00:02
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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