Alleluia. L'Inter e Arturo Vidal convolano a nozze dopo un corteggiamento durato anni. Il cileno, infatti, era stato a un passo dai nerazzurri già nell'era Spalletti: era tutto apparecchiato, accordo trovato con il Bayern e contratto solo da firmare. Ma poi il club nerazzurro virò su Keita e abbandonò l'ex juventino, che non perse tempo e si accordò col Barcellona. Poi altro tentativo, più o meno celato, un anno fa, con Conte in panchina. Il tecnico leccese ci provò in estate e, soprattutto, a gennaio: niente da fare. Barça irremovibile e Inter su Eriksen. Adesso, dopo il benservito di Koeman, nulla si sarebbe potuto frapporre tra Re Artù e il nerazzurro. E così è stato: Conte ha il suo scudiero tanto voluto e Vidal ritrova una squadra che lo farà sentire leader, tecnico e non solo. La carta d'identità comincia a ingiallire, vero, ma i numeri dell'ultima stagione in Catalogna, la voglia mostrata, l'integrità fisica e i costi dell'operazione lasciano ritenere che dopotutto quello dell'età è un dettaglio sopravvalutato. Almeno in certi casi.

Insomma, Vidal nell'Inter sembra proprio l'elemento perfetto in un mosaico già ben delineato. Il tassello mancante per completare il disegno del proprio ideatore. Il cileno è il prototipo del giocatore contiano: grinta, cuore, corsa, muscoli, intelligenza tattica, qualità e gol. Peraltro, Vidal non arriva a Milano come il salvatore della patria, ma come una pedina che impreziosisce un reparto già estremamente valido. Lì in mezzo, escludendo per motivi diversi Joao Mario e Vecino, ci sono Brozovic, Sensi, Barella ed Eriksen, oltre a Gagliardini e Nainggolan (resta?).

Eppure qualcuno ha trovato il modo di storcere il naso, di innescare una polemica che ormai ha davvero stufato. Si è detto: "Bene Vidal, ma adesso per Conte ci saranno problemi di abbondanza. Ed Eriksen diventa un caso". Un caso? Eriksen? Perché mai il danese dovrebbe essere un caso? Perché continuare a voler vedere sempre del marcio quando si parla di Inter? Vidal non ha le caratteristiche di Eriksen che non ha le caratteristiche di Barella che non ha le caratteristiche di Sensi che non ha le caratteristiche di Brozovic che non ha le caratteristiche di Gagliardini che non ha le caratteristiche di Nainggolan. Vero, al momento ci sono 7 centrocampisti per 3 posti (non contando, come detto prima, né Joao Mario né Vecino). Ma considerando che uno di loro – probabilmente il belga – lascerà Milano, allora diventano 6 per 3. Troppi? Secondo quale dio sarebbero troppi? Eppure non mi pare di aver letto di caso Bennacer con l'arrivo di Tonali o di caso Bentancur con l'arrivo di Arthur. Parliamo di squadre impegnate su tutti i fronti, con gare estremamente ravvicinate nella stagione calcistica più compressa della storia.

Eriksen dovrà essere bravo a trovare spazio, come tutti. Conoscendo Conte, nessuno ha il posto assicurato, neppure il suo fido scudiero Vidal: in campo chi lo merita. Una squadra come l'Inter ha l'obbligo di offrire al proprio allenatore le migliori alternative possibili, cosa che l'anno scorso è mancata (più a livello di qualità che di quantità). Le rose da 13/14 giocatori sono una storia di 30 anni fa... Adesso non ha più molto senso ragionare sugli undici, doverlo ripetere ancora nel 2020 lascia interdetti. Pensate solo un attimo se fosse stata l'Inter, e non la Juve, al centro del teatrino per l'attaccante: in principio doveva essere Suarez, ma la fretta per McKennie ha bloccato tutto, poi era fatta per Dzeko, altrimenti Giroud... E invece ecco Morata. Caso Eriksen? Anche basta.

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Sezione: Editoriale / Data: Mar 22 settembre 2020 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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