Oggi vado un po’ controcorrente. Il piatto del giorno resta sempre il caso-Forlán, una situazione alquanto fastidiosa e imbarazzante per il club nerazzurro, colto in fallo dopo aver presentato all’Uefa una lista Champions caratterizzata da un inconsapevole svarione. Inutile girarci intorno, cercare scuse o arrampicarsi sugli specchi. Si tratta di un errore di valutazione, in totale buona fede, ci mancherebbe, ma la sostanza non cambia. Un piccolo danno di immagine senza dubbio, perché da un club come l’Inter è lecito attendersi la massima professionalità in materia di burocrazia internazionale. Pazienza, inutile piangere sul latte versato, Diego Forlán non giocherà la Champions League fino a febbraio, e mi auguro che i compagni gli si affezionino abbastanza da ottenere la qualificazione agli Ottavi al più presto, onde evitare pericolosi rush finali contro avversari difficili da inquadrare.

Inevitabile che intorno a questa vicenda esplosa di domenica i quotidiani abbiano ricamato articoloni da prima pagina il giorno dopo, complice anche l’assenza di un campionato che avrebbe calamitato ben altre attenzioni. Una manna dal cielo, questo scivolone nerazzurro, per gli organi di informazione che ormai da settimane ‘spiano’ in casa Inter per cercare note stonate. Ma è una tradizione ormai consolidata, dovremmo esserci abituati. Però, cavolo, quando siamo noi a servire certi assist… Dai media è lecito attendersi, pertanto, critiche aspre nei confronti di chi per anni ha dominato in Italia e ha tenuto alti i colori nazionali in Europa. Quello che però mi rammarica è notare come molti tifosi dell’Inter, compresi alcuni di coloro che ci inviano i loro pareri (grazie a tutti per la partecipazione sempre più viva), abbiano già trovato in Marco Branca un capro espiatorio.

Incoraggiati da una stampa faziosa e anti-nerazzurra, che vuole crocefiggere il direttore dell’area tecnica in pubblica piazza (solo per alimentare tensioni) focalizzandosi su presunte diatribe con il presidente Moratti (che magari sussistono realmente, ma fino a prova contaria...), molti fan della Beneamata si sono convinti che Branca sia l’origine di tutti i mali, al di là dell’errore nella compilazione della lista Champions di cui lui non può e non deve essere ritenuto l’unico responsabile. È una colpa che andrebbe condivisa tra molti dei professionisti che si occupano di queste faccende, compreso l’entourage di Forlán che in un mondo perfetto avrebbe dovuto evidenziare in fase di trattativa l’indisponibilità del giocatore nella prima fase della Champions League. Nonostante ciò, dubito fortemente che l’Inter avrebbe puntato su altri attaccanti, considerata la stima che Moratti nutre nei confronti dell’uruguagio e il prezzo in saldo ottenuto dall’Atlético Madrid.

Qualcuno sostiene che la società di Corso Vittorio Emanuele, sbandierando questo limite regolamentare ai danni di Forlán, avrebbe potuto chiedere ai Colchoneros un ulteriore sconto. A mio modestissimo avviso, gli spagnoli avrebbero interrotto la trattativa e cercato altri acquirenti di fronte a tale richiesta. Quindi godiamoci el Cacha, un campione che arricchisce l’Inter e lo farà anche in Champions, ma non spariamo contro Marco Branca. Facile accusarlo per il mercato dell’Inter nelle ultime due stagioni, caratterizzato più da cessioni eccellenti che da arrivi roboanti. Ma chi accusa forse ignora il fatto che il dt si occupa delle trattative in entrata e uscita adempiendo a parametri che non è lui a fissare. Se il budget che ha in mano è 10, non gli si può chiedere di spendere 40 per portare a Milano dei fenomeni. In un mercato come quello attuale, se non sei uno sceicco o un oligarca russo, devi essere creativo e se l’Inter è riuscita ad acquistare giovani di talento e ottimi giocatori in questa sessione va dato atto agli uomini di mercato nerazzurri, compreso Branca.

Facile comprare il meglio quando hai soldi da spendere, un buon dirigente si vede quando costruisce squadre di alto livello risparmiando. E nessuno dimentichi il ruolo del direttore dell’area tecnica nell’edificazione dell’Inter che ha poi conquistato la Tripletta, soprattutto nell’affare Sneijder che sembrava complicarsi a pochi giorni dalla scadenza del mercato. Qualcuno obietterà: Branca non è in grado di cedere i giocatori. All’apparenza è così, perché sono molti gli esempi in cui l’Inter è stata costretta a tenere in rosa e pagare calciatori in esubero. Ma ci si fermi un attimo e si valuti la posizione del club in questa faccenda: cedere, ottenendo un corrispettivo economico adeguato, giocatori che guadagnano tanto, troppo per i parametri attuali (i contratti erano stati firmati in altri tempi, ahinoi), non è una passeggiata. Già trovare acquirenti interessati è arduo, figuriamoci poi quando i calciatori pretendono lo stesso trattamento economico. Ovvio che alla fine ci si tiri indietro e la trattativa salti. Pertanto se la crisi ha colpito molti club in Italia e all’estero, è più complicato districarsi nelle operazioni di mercato facendo circolare denaro contante.

Ci si guardi in giro: altri dirigenti di grandi club riescono a fare meglio di Branca dal punto di vista delle cessioni importanti? Semplice vendere un campione, il problema riguarda i cosiddetti ‘esuberi’. Pertanto, invito coloro che si lasciano trascinare dal pensiero altrui a riflettere bene sul lavoro dell’attuale direttore dell’area tecnica: svolgere un compito così delicato, cercando di accontentare tutti, da Moratti all’ultimo dei tifosi, è problematico, soprattutto quando non sei tu a prendere le decisioni più critiche. Chiaramente, anche il dt ha commesso degli errori durante il suo incarico, ma etichettarlo in malo modo per questo motivo è, a mio parere, ingiusto. Concludo questa mia arringa difensiva evidenziando il palmares di Marco Branca dal 2003 a oggi: cinque scudetti, quattro Coppe Italia, quattro Supercoppe italiane, una Champions League e una Coppa del Mondo per club. Molti suoi colleghi, stipendiati da grandi club alto-spendenti, non hanno raggiunto tali traguardi...

Sezione: Editoriale / Data: Mar 06 settembre 2011 alle 00:01
Autore: Fabio Costantino
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