Prima sconfitta in trasferta per l'Inter. A Bergamo, arriva un 3-2 amaro che porta le firme di Denis e Bonaventura contro l'Atalanta di Colantuono. Analizziamo la sfida... da Zero a Dieci.
ZERO a Riccardo Montolivo. Come, Montolivo? Sì, perché il grande protagonista del weekend è lui. "Se l'Inter è lassù, perché non possiamo esserci anche noi? Questo Milan non è inferiore", parole sue. Evidentemente, è bastato battere il Chievo per ritrovare gli entusiasmi. La sua Fiorentina fa capire nuovamente cosa vale questo Milan. E soprattutto, magari, spingerà al silenzio il buon Riccardo, la prossima volta...
UNO di stima al tuffo di Maxi Moralez. Silvestre va dritto sul pallone, impatta e Maxi cade con tempismo non concorde rispetto alla dinamica dell'azione, cercando chiaramente il rigore su un pallone ingestibile. Damato ci casca e l'ex Vélez ottiene quel che vuole, macchiando lievemente una prestazione da applausi. Uno è il nostro voto, dieci sarebbe quello di una giuria per tuffi. Furbetto.
DUE miracoli veri e propri di Andrea Consigli su Palacio. Fu Pegolo in Inter-Siena, è toccato a lui vestire i panni del supereroe di turno tra i pali: prende praticamente tutto nel primo tempo, due interventi strabilianti sul Trenza. Colantuono deve ringraziarlo, l'Inter maledice l'ennesimo Pallone d'Oro della porta trovatosi contro per novanta minuti.
TRE sono i gol subiti dall'Atalanta. Mai in questa stagione la squadra di Colantuono aveva segnato tre reti, solo due volte ne aveva segnate due. La difesa è sembrata in perenne difficoltà, con Silvestre e Juan palesemente tendenti a muoversi come se si giocasse a tre. Strama, abbiamo un problema? Urge Ranocchia, già col Cagliari, aspettando Samuel.
QUATTRO a Ricardo Alvarez. Le critiche costruttive sono quelle che fanno bene. E l'argentino ne merita, dopo i suoi venti minuti all'Atleti Azzurri d'Italia. Primi tre palloni giocati, buttati nel nulla con incursioni solitarie prive di un perché logico. Mai utile alla squadra, mai un pizzico di cattiveria che servirebbe in partite così. Lui è nullo, l'Atalanta gode. Deve crescere ancora tanto, altrimenti ritagliarsi spazio sarà dura. Serve un Alvarez diverso, quello di Bergamo è da cestinare.
CINQUE minuti di perlustrazione sul web da spendere per Antonio Damato. Il fischietto pugliese si è inventato un rigore per l'Atalanta, ha fischiato senza troppa cognizione di causa, l'ennesima direzione insufficiente. Cosa c'entra il web? Molto semplice, andate su Google e digitate "Antonio Damato interista". C'è da divertirsi, rivedendo contemporaneamente il rigore dato a Maxi Moralez. Troverete perle come questa. Non ci resta che sorridere, naturalmente amaro...
SEI ad Alvaro Pereira. Rispetto ad Alvarez, lui entra e convince: spinge a sinistra, crossa, si butta sui palloni vaganti in area, cerca sempre l'iniziativa per riprendere l'Atalanta. Questo è lo spirito che serve, merita un posto da titolare, soprattutto visto il deludente Nagatomo di Bergamo, in difficoltà in fase difensiva e offensiva. Un po' di riposo, anche mentale oltre che fisico, può fargli bene. Può essere giunta l'ora di Pereira.
SETTE all'Atalanta di Stefano Colantuono. Gioca a tratti a memoria, brilla per velocità di manovra, sfrutta i punti deboli dell'Inter e tende a esaltare due corsie dove spinge con costante intensità. Il tutto, coordinato dalla regia di Cigarini e da un allenatore intelligente e capace. La vittoria nel complesso ci può stare.
OTTO alla rabbia e alla grinta che ci mette Fredy Guarin. Inizia male, cresce come un buon vino durante un pasto: combatte su ogni palla, cerca la soluzione personale, spara una sassata che buca le mani a Consigli su punizione. Sbrana tutti in mediana, dà cuore e corsa finché ne ha. Il primo a fare la guerra, l'ultimo ad arrendersi.
NOVE gol in stagione per Rodrigo Palacio, il bottino cresce. In una sfida chiusa e difficile, è l'uomo che crea più problemi alla difesa dell'Atalanta: nel primo tempo ci vuole San Consigli per disinnescarlo, nel finale pesca l'asso giusto che non serve per portare a casa punti. Rodrigo però continua a segnare tanto e parlare poco. Ricominciamo da lui.
DIECI vittorie consecutive. Si ferma a Bergamo la striscia vincente di Andrea Stramaccioni, un capolavoro che non viene assolutamente intaccato dalla sfortunata debacle contro la squadra di Colantuono. L'Inter adesso deve pensare a ripartire dalle cose positive, aspettando che l'infermeria si svuoti e senza troppe ansie. Avanti per la propria strada, senza paura.
Autore: Fabrizio Romano / Twitter: @FabRomano21
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