Uno spirito libero, non un 'leccaculo'. Questo il concetto espresso con forza da Antonio Conte, protagonista di un'intervista a L'Equipe: "La competizione – spiega il tecnico dell'Inter - è una battaglia e quando vai a combattere non c’è nessuna ragione per ridere o essere contento. Sono molto concentrato sul fatto che alla fine ne debba restare solo uno in piedi e faccio di tutto perché sia la mia squadra. È il mio modo di essere e mi porterà a chiudere presto la carriera, perché vivo il mestiere in modo troppo totale”.

Il tecnico salentino è tornato anche agli inizi in panchina: "Mi ero imposto un grande obiettivo, fin da subito: allenare un gran club entro tre o quattro anni, altrimenti mi sarei fermato. Comunque deve valerne la pena. Mi chiedo spesso se sia giusto passare tanto tempo senza la mia famiglia. Puoi fare molte cose nel calcio, ma l’unica per non sacrificare la famiglia, è proprio l’allenatore".

Conte è famoso per la cura maniacale dei dettagli, che a volte si spinge addirittura fino a condizionare la vita sessuale dei suoi giocatori: "In periodo di competizione, il rapporto non deve durare a lungo, bisogna fare il minor sforzo possibile, quindi restando sotto la partner", consiglia l'ex c.t. della Nazionale.

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Sezione: Copertina / Data: Ven 22 novembre 2019 alle 12:31 / Fonte: Gazzetta.it
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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