Marte non è mai stato così vicino. E non passerà troppo tempo prima che l'uomo metta piede sul pianeta rosso. Ebbene, al contrario, qualora un marziano dovesse capitare sulla Terra in questi giorni e dovesse leggere gli articoli sui giornali sportivi italiani o guardare i servizi tv riguardanti l'Inter, senza aver presente la classifica, penserebbe a una squadra derelitta, fuori da tutto, umiliata una partita sì e l'altra pure. Questa la logica conseguenza del pensiero di chi legge e/o ascolta servizi sulla Beneamata.

Ogni inciampo diventa un capitombolo in un burrone. Ogni folata di vento diventa un tornado. Ogni frenata diventa un incidente mortale. Per carità, alla schizofrenia quando si parla di nerazzurro ormai ci si è abituati. Nessuna sorpresa. Ma vale la pena raddrizzare il tiro. Fermi restando i demeriti effettivi (RILEGGI QUI L'EDITORIALE ODIERNO), va anche fatta qualche doverosa precisazione. A partire dal campo, che poi resta l'aspetto preminente.

Questo inizio di 2019 è stato negativo. La partita col Sassuolo probabilmente la peggiore di tutta la stagione. Diverso il discorso per Torino. L'undici iniziale, oltre a essere un inedito per uomini e modulo, è stato fortemente condizionato da contingenze negative quali l'infortunio di Keita, le non perfette condizioni di Politano, i malumori di Perisic e l'eterna ricerca della condizione ottimale di Nainggolan. Di fatto, Luciano Spalletti è stato costretto a modificare tutto, peraltro al cospetto di un avversario tosto e fastidioso. Alla fine è venuta fuori una partita piatta, ravvivata dai nerazzurri nella prima parte e nel finale dopo l'ingresso di Politano (poi espulso). Il ko è arrivato su palla inattiva, gestita male da Handanovic. Nessuno può essere contento, si sono evidenziati problemi. Certamente. Ma da qui a parlare di tracollo ce ne passa. E invece spuntano i “casi” come funghi, in primis quelli relativi all'allenatore.

Domanda: precisamente, cosa ci si aspettava dall'Inter in questa stagione? Che vincesse lo scudetto? Che trionfasse in Champions League? Va bene la delusione per l'1-1 col Psv, va bene essere accorati per una sconfitta a Torino, ma la realtà non deve essere stravolta. E la realtà ci racconta di un'Inter in linea con gli obiettivi prefissati. Parlare di Conte, Mourinho e Simeone è un ritornello che ben si conosce e che sfida per la leadership delle consuetudini, guardandolo negli occhi senza timore alcuno, quello di Lavezzi, Luiz Gustavo e Lamela. Spalletti sta assolvendo ai suoi compiti, che piaccia o no. Nell'arco di nove mesi, periodi difficili capitano a chiunque. Ma i drammi escono fuori solo quando tocca all'Inter. “Bivio Spaleltti”, si legge. “O si vince almeno una coppa o addio”. Un discorso che potremmo fare per qualunque allenatore. Dov'è la notizia?

Stessa solfa per il mercato. Premesso che allungare la sessione col campionato in corso è un qualcosa di raccapricciante (per una volta che si era presa una saggia decisione...), anche in questo caso assistiamo a intertristismi multipli. È il caso di Ivan Perisic, che pure aveva avvisato tutti già mesi fa circa la sua voglia di andare a giocare in Inghilterra. Il discorso è semplice: o arriva un'offerta congrua oppure resta fino a giugno. Che poi è o è stato lo stesso di Allan (voglioso di Parigi, per stessa ammissione di Ancelotti), di Higuain, di Benatia, di Hamsik, di Bonucci e chissà di quanti altri di cui non si è saputo. Rientra nella normalità delle dinamiche del mercato, che proprio per questo sarebbe meglio chiudere prima che si torni a giocare. Ma scrive di “spogliatoio spaccato”, di “polveriera” o di “smobilitazione” lo si fa solo con l'Inter.

Un accanimento ormai scontato e ripetitivo. Almeno si rinnovasse il repertorio.

Sezione: Calci & Parole / Data: Mar 29 gennaio 2019 alle 11:49
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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