Non può essere un caso. E non era un caso, che in quel lontano 9 marzo 1908 nell'ormai leggendario ristorante 'L'Orologio' di Milano, 44 soci dissidenti del Milan decisero di fondare l'Internazionale di Milano. I colori del cielo e della notte, qualcosa di scritto nel tempo. L'Inter è nata così, da una costola dissociata. Quasi un segnale chiarissimo. In principio fu il distacco, perché l'Intermazionale è concepita e nasce come un qualcosa di diverso. Al giorno d'oggi, s'intende che un caso non era.

La notizia dell'idea della Juventus - concreta, sicura - di piazzare sulla propria divisa per il prossimo anno la scritta "trenta sul campo" è quasi tragicomica. Siamo nell'era del tutto e del nulla, in cui chiunque fa quel che vuole, facendo della propria maglia oggetto di schizzi e bozze d'ogni tipo, senza alcuna vigilanza. Come un bambino che disegna all'asilo, puro sfogo alla libertà. E allora si scrive che gli scudetti vinti sono trenta sul campo, facendo delle sentenze e degli almanacchi carta straccia; oppure, c'è chi scrive di essere il club più titolato al mondo quando dal Boca se la ridono. Ma a prescindere, un qualcosa di veramente allucinante.

Eppure, non c'è più da sorprendersi. Siamo in Italia, dove tutti fanno quel che vogliono senza che chi ha il potere di decidere contesti alcunché. E allora scriviamo sulla maglia nerazzurra "mai stati in Serie B", oppure "la prima italiana a fare il triplete", suggeriva qualche tifoso irritato. E invece no. Perché è proprio lì che risiede l'Interismo, dove gli altri non possono arrivare. Non c'è bisogno di patacche o scritte inventate per celebrarsi, parlano gli almanacchi e parla la storia del calcio. Parlano le sentenze, parla il buon gusto. Che ognuno scriva quel che preferisce, all'estero di fronte a cose simili inorridiscono. Forse qualcuno non si rende conto, addirittura c'è chi dice: "Ma il Barça ha scritto més que un club, sulla maglia!". Con la differenza che quello è un motto, non una celebrazione di qualcosa che non esiste e si vuole rivendicare senza alcuna base giuridica per farlo.

Ma all'Inter si è nati dissociati da tutto questo, non per caso. Perché si guarda dall'alto, isolandosi da infantili papocchi sulle casacche e onorando la signorilità di sempre. Che in Serie B l'Inter non è mai stata lo dice la storia e lo dicono gli almanacchi, che la Juventus abbia vinto trenta scudetti non lo troverete scritto su nessun almanacco, al giorno d'oggi. Pensateci, un atleta dopato che perde la propria medaglia e poi torna a gareggiare, vince e si scrive in petto: "Due medaglie sul campo". Sembrerebbe follia, in Italia siamo all'ordine del giorno. Che fortuna, essere l'Internazionale di Milano. Al di sopra di tutto e di tutti. Con i colori del cielo e della notte. E senza il bisogno di sporcare la maglia più bella del mondo. No, quel 9 marzo non era un caso...

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Sab 09 giugno 2012 alle 00:01
Autore: Fabrizio Romano
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