Abbiamo vinto a Siena, è vero, e la vittoria è una medicina straordinaria per una squadra ancora convalescente. Ma non possiamo ignorare che questi tre punti siano letteralmente caduti dal cielo senza che noi facessimo più di tanto per accaparrarceli. Al Franchi ti aspetti un’Inter affamata di rimonta in classifica, soprattutto dopo il successo capitolino della capolista, e invece ti ritrovi davanti una partita da oratorio, piena zeppa d’errori e a ritmi talmente bassi da invogliare a fare zapping o a virare su Palermo-Fiorentina…

Nasconderci dietro a un dito sarebbe assolutamente inutile e autolesionista. La rete di Castaignos allo scadere maschera solo in minima parte la prestazione inguardabile dei nerazzurri, che hanno creato pochissimo in attacco contro una difesa non certo di primissimo livello, che ha però avuto il merito di concedere pochissimi spazi agli avanti ospiti. Male anche l’atteggiamento tattico, il 4-1-4-1 che a Trebisonda a fatto una tiepida figura è naufragato nei primi 45 minuti di Siena. Pazzini abbandonato a sé stesso; Zarate ingabbiato dai senesi e dalla propria ricerca di un'identità; Alvarez manifesto del ‘ci sto provando, ma…’, probabilmente il meno peggio tra i giocatori offensivi. Alle loro spalle, gente che va a passo d’uomo e non sa cosa inventare per dare vivacità alla manovra. Fortuna che almeno Julio Cesar è stato inoperoso, ma ciò non significa che negli ultimi 25 metri non abbiamo rischiato.

Perplessità anche sulle sostituzioni operate da Ranieri, che ha inserito Obi e Castaignos ribaltando le proprie ali. Peccato che né l’olandese né il nigeriano siano due esterni, ma debbano adattarsi per esigenze tattiche. Sia ben chiaro, non ce l’ho con il mister che con acqua, sale e farina deve cercare di cucinare antipasto, primo e secondo piatto: il vero problema sono gli ingredienti a disposizione, quasi mai in grado di dare sapore al gioco nerazzurro. Ecco, ‘insipida’ è forse il termine esatto per descrivere la prestazione di Siena, con un’esplosione di sapori finale che non t’aspetti. Merito di Castaignos e, in parte, di Ranieri, che lo ha mandato in campo nella ripresa e, consapevole della sua inutilità sull’esterno, lo ha accentrato nel fase di marasma finale durante cui tutti gli schemi sono andati a farsi benedire.

Per certi versi, gli ultimi minuti di Siena mi hanno ricordato quelli di Cesena la scorsa stagione, quando una doppietta di Pazzini ribaltò lo 0-1 firmato Budan, regalando a Leonardo tre punti immeritati. Forse significa che l’Inter debba giocarsela in questo modo fino allo scadere e poi sprintare? Non voglio neanche pensarci. Troppe squadre del massimo campionato giocano meglio di noi per accampare scuse. Causa assenze, non avremo di certo in campo tutti i nostri campioni, ma chi veste questa maglia non è un calciatore amatoriale e deve sempre dimostrare di meritarsela. Non giudico l’impegno, sia ben chiaro, né il valore dei calciatori, singolarmente meritevoli di menzione. Ma se undici elementi non formano un’unità, allora meglio cambiare sport.

Se davvero vogliamo risalire la china dando seguito alle parole sparse qua e là durante la settimana, serve molto di più. Serve scendere in campo al Franchi e fare la partita, costringendo l’avversario a difendersi dal primo all’ultimo secondo. Non soltanto all’ultimo. Lavoro, lavoro, lavoro. E un pizzico di fortuna, non quella avuta ieri all’89’, ma alla voce infortuni. Credo sia questa la ricetta per dare sapore a questo campionato e ritingerlo di nerazzurro. E speriamo che a gennaio qualcuno vada al supermercato (non al discount…) a fare la spesa per lo chef Ranieri. L’alternativa è una dieta forzata.

 

P.S. - D'Agostino ha detto che il Siena ha dominato e che meritava di più. D'accordo sul secondo concetto, ma per dominio personalmente intendo ben altro. Forse il centrocampista ieri ha fatto zapping su Palermo-Fiorentina...

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Lun 28 novembre 2011 alle 13:15
Autore: Fabio Costantino
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