"Tornerei all'Inter se la squadra puntasse in alto e se i tifosi non volessero spaccarmi la macchina". Firmato, Mario Balotelli. Quella conferenza stampa, la sua prima da quando è in Nazionale, è stata un successo. Il personaggio Balotelli ha colpito ancora, poi il giorno dopo faville in campo. Eppure, quando parla dell'Inter è inevitabile provare qualcosa dentro. D'altronde, lo abbiamo visto crescere. Era il ragazzino nero che sfidava il mondo, quello che con la Primavera a 17 anni segnava anche bendato, il talento terribile che, ancora con un sorriso ingenuo e non costruito, andava in giro dicendo: "Quando segno non esulto perché il compito dell'attaccante è segnare. Altrimenti, anche i portieri ad ogni parata dovrebbero gioire". Ci credevamo in quel ragazzotto. "Pato? Abbiamo Balotelli", diceva il presidente Moratti. Qualcuno rideva, eppure aveva ragione. Ci aveva ancora visto lungo. Il presidente aveva capito di avere tra le mani una pepita, se l'è goduta ma non fino in fondo. E' speciale il presidente, perché riuscì a perdonare Balotelli anche dopo il gesto più brutto che un calciatore possa fare, ovvero gettare la maglia della società per terra. E con aggravanti: la maglia nerazzurra è di quell'Inter che lo ha cresciuto, e per di più il lancio è avvenuto nella serata perfetta, una di quelle indimenticabili, indelebili per la storia dell'Inter.

E' proprio da qui che è necessario ripartire per comprendere a fondo il discorso su Balotelli. Adesso che al Manchester City sta iniziando a far bene, il ragazzo crede di essere il padrone del mondo. Crede, forse, che a Milano ci siano tifosi disperati con la sua maglia numero 45 ancora in bacheca atti a venerarla dalla mattina e alla sera. Purtroppo la situazione non è questa, e se siamo messi così è esclusivamente per colpa di Mario. I tifosi dell'Inter non sono nè stupidi nè folli. Quando il signor Balotelli è stato fischiato e insultato nella famosa gara contro il Barça fu perché passeggiava in mezzo al campo mentre i suoi compagni avevano il sangue negli occhi e fra i denti. L'Inter era in guerra, Balotelli - a 18 anni - era sul divano di casa a guardare un film. "Pedala, Mario", gli dicevano. E va bene una, due o tre volte. Ma alla quarta hai ciò che ti meriti. E devi solo rimanere in silenzio, non buttare a terra la maglietta dell'Inter che ti ha accudito e cresciuto. E pensare che la Curva aveva anche perdonato Balotelli, un atto di bontà straordinario, eppure il signorino ha deciso di andar via. Abbiamo perso un talento, ma sicuramente non il nuovo Maradona. E soprattutto, abbiamo guadagnato in dignità. La maglia prima di tutto.

Tornando quindi ai giorni nostri, quando Balotelli cerca di provocarci promettendo la possibilità di un ritorno "se e solo se...", non ci riesce. Se i tifosi dell'Inter volevano spaccarti la macchina, e non solo quella, non è perché sono folli. E' perché hai tradito la fiducia di una società prima, di un popolo poi. E perché hai buttato a terra il nostro simbolo. Quindi, sarebbe gradito che il signor Balotelli di Inter non ne parli proprio più. E per inciso, chi dice che Balotelli "è maturato" sbaglia di grosso. Basti vedere il suo atteggiamento da primo della classe in sala stampa, con il suo tono distaccato e quel cellulare sempre in mano. Basti vedere il suo modo di esultare al primo gol con la Nazionale: sembrava quasi scocciato, Mario. Eppure chiunque ami realmente il calcio da ragazzino ha sognato di fare gol con la maglia azzurra addosso e urlare GOL. Lui no, lui è distaccato, siamo noi che dobbiamo qualcosa a lui, per carità. E quelle sue parole su José Mourinho, uno che ha usato con Mario prima la carota e poi il bastone. Entrambe non hanno funzionato. Però Mourinho ha provato a crescerlo in ogni modo. Un ragazzo maturo lo capirebbe, lui no. Balotelli è un fenomeno che si è fatto da sé: "Non devo ringraziare Mourinho", ha detto. Se lui ne è convinto, benissimo. Ma prima di parlare di noi, che a lui abbiamo dato tutto e ci siamo ritrovati con un nulla, si chieda se c'è veramente qualcuno che lo rivuole all'Inter. Perché personalmente quei 28 milioni dal Manchester City io me li riprendo volentieri e quell'affare lo rifarei, anche oggi, anche adesso. Una volta dalla Curva preferivi ascoltare: "Se saltelli segna Balotelli", oggi soffermati su quel coro che fa: "Per l'onore della maglia, forza Inter facci un gol". Non è un caso. Meglio perdere un talento che non la dignità. Good luck, Balotelli (e non Superqualcosa).

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Dom 13 novembre 2011 alle 16:26
Autore: Fabrizio Romano
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