Che colore ha l’orrore? Nero, forse, luogo dove tutte le tonalità si annullano… “Il giuoco del calcio” è il titolo di un libro del 1930. Lo firmarono Árpád Weisz e Aldo Molinari, allenatore e direttore sportivo dell’Ambrosiana. Il fascismo, secondo autarchia, impose all’Inter il cambio del nome, ad Árpád Weisz, in copertina, la sostituzione della lettera W del cognome con la V. Nelle sue pagine si legge dell’importanza di far “spogliatoio”, di preparazione tecnica e atletica, di alimentazione, di regolamenti, di schemi, di modi di calciare il pallone. Un vero e proprio manuale di idee innovative che potrebbe essere senza data, tale la loro attualità. Il tecnico ungherese di origine ebrea aveva appena conquistato lo scudetto con i nerazzurri, il primo a girone unico della neo nata serie A. Cardine di quella squadra un esile ventenne che lui aveva lanciato due anni prima: Peppino Meazza. Un mister avanti anni luce, Weisz. E’ il primo a infilarsi la tuta e a correre coi giocatori, il primo ad avvalersi di un medico per controllare la salute dei giocatori, il primo a volere un giardiniere per la cura del campo da gioco. Trasferitosi al Bologna vinse altri due campionati, quello del 1936 e quello successivo. Sempre nel ’37 con i rossoblù trionfò a Parigi nel Torneo dell' Esposizione universale, travolgendo i maestri di calcio inglesi rappresentati dal Chelsea per 4-1. Nella foto della premiazione è il primo in piedi a sinistra, l’unico a non fissare il fotografo. Camicia bianca e cravatta, braccia conserte, di profilo, senza sorriso. Occhi che guardano lontano. Forse, già prefigurava il buio che stava arrivando. Per le leggi razziali nel 1938 è costretto ad abbandonare il lavoro che amava, il calcio, lasciare l'Italia ed emigrare con la famiglia in Olanda. Dopo l’invasione nazista dei Paesi Bassi i Weisz vennero scoperti ed internati ad Auschwitz. La moglie Elena, i figli Roberto e Clara furono uccisi in una camera a gas nel 1942. Árpád morì di stenti il 31 gennaio 1944. Stasera Inter – Bologna è dedicata a lui. Perché non bisogna mai stancarsi di ricordare. Sulla maglia, bianca per disegnarci sopra tutti i colori, che le due squadre indosseranno all’entrata in campo ci sarà la sua foto con la scritta “No al razzismo”. E il suo nome: Árpád Weisz. Con la W.

Sezione: Vintage / Data: Mar 15 gennaio 2013 alle 13:30
Autore: Marco Pedrazzini
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