Anche la Gazzetta dello Sport analizza il caso arbitrale che ha travolto la Serie A nell'ultimo weekend, con l'apice arrivato con il rigore donato alla Juve nel Derby d'Italia. "Il concetto “panoramico” è: se calciatori ed ex calciatori, se arbitri ed ex arbitri, se allenatori ed ex allenatori, se osservatori tifosi e non tifosi si dividono fra “interventisti” e innocentisti guardando e riguardando un’azione farcita o meno col Var, un motivo ci sarà - si legge -. E il motivo è che manca quella parolina magica che annullerebbe tutte le altre attorno: uniformità. Il binario unico. Perché se il Protocollo-Var fosse Cassazione, allora altri gradi di giudizio non dovrebbero sussistere. Invece, oggi, il caos è (ancora) sovrano".

E allora i numeri fanno capire molto: 44 rigori in 9 giornate di campionato. E l'episodio Dumfries-Alex Sandro ha scatenato polemiche ataviche. "Mariani - che fin lì aveva diretto con posizionamento e buona visione - guarda, valuta, decide di lasciar correre e fa anche segno al giocatore di alzarsi perché non c’è nulla. E quindi si suppone abbia visto e valutato: non sanzionando. Il Var interviene. Rigore per la Juve e 1-1. Un labiale emesso da “Pressing”, poi, scova a gara finita Mariani dire: «Questo è rigore netto». Dopo. L’Inter, nel Day after, riflette: non sull’episodio in sé ma sull’uniformità che manca nella chiamata-Var. E pensa a quando nel maggio scorso il contatto Cuadrado-Perisic fu solo decisione dell’arbitro, o anche il “volo” Anguissa-Vina (Roma-Napoli) che è rimasta valutazione del campo", sottolinea la rosea.
Sezione: Rassegna / Data: Mar 26 ottobre 2021 alle 09:38
Autore: Alessandro Cavasinni
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