"A me piaceva più il basket del calcio; però a me il calcio piaceva perché c'erano i calci di punizione". Un segno distintivo sin da piccolo per Sinisa Mihajlovic, che a La Tribù del Calcio, programma di Premium Calcio, rivela che sin da quando era ancora un bambino affinava già il piede per le sue micidiali battute da fermo, capaci di raggiungere i 165 km/h: "Da piccolo mi allenavo calciando contro una saracinesca, se faceva rumore era gol. Il mio vicino a un certo punto era esasperato, diceva che se non fossi diventato calciatore non sapeva cos'altro avrei potuto fare". Qual era il suo segreto? "La mia caratteristica era guardare il portiere fino all'ultimo passo, come si fa di solito coi rigori. E prendevo sempre lo stesso tipo di rincorsa. In base al movimento del portiere, poi, decidevo dove mettere il pallone".

Mihajlovic ha anche ricordato gli episodi da codice rosso che lo hanno visto protagonista. Uno su tutti, il duello verbale con Patrick Vieira durante Lazio-Arsenal di Champions League: "Quando Vieira mi disse serbo di m...a, io replicai dicendogli nero di m...a. Ma quando tornò a Londra disse che lo avevo insultato. Allora io sono razzista perché gli dissi quelle parole e lui invece era un bravo ragazzo? Poi, però, quando abbiamo giocato insieme all'Inter ci siamo chiariti, ho anche scoperto un bravo ragazzo, intelligente. E' venuto anche per la mia partita di addio. Ma capitava spesso di litigare e poi di diventare amici; è avvenuto anche con Ibrahimovic e Mutu, che quando era mio giocatore alla Fiorentina ho difeso fino alla fine". Grandi parole di affetto per Roberto Mancini: "Con lui abbiamo anche litigato, ma per me è stato sempre un fratello maggiore. Ed è lui la persona più importante per me dal punto di vista calcistico".

Sezione: News / Data: Ven 04 novembre 2011 alle 23:26
Autore: Christian Liotta
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