Dopo la partita vinta in scioltezza contro il Genoa, Luciano Spalletti, allenatore dell'Inter, esprime le proprie riflessioni anche davanti ai cronisti presenti nella sala stampa di San Siro. FcInterNews.it, presente col proprio inviato, vi riporta le parole del tecnico di Certaldo:
Cosa vuol dire giocare con la fiducia del tecnico e il supporto del pubblico? E ha già in mente il terzo giocatore da recuperare?
"Io recupero poco, nel senso che vado a lavorare facendo allenamenti dove si va a prendere quello che deve essere il modo di stare in campo e guardo le qualità che i calciatori mettono a disposizione. L'anno scorso quando ho messo Brozovic trequartista era bravo ma aveva meno qualità, quando l'ho tirato indietro faceva vedere di avere determinate doti. Lui poi pensava che spostare banalmente il pallone fosse una perdita di tempo, ora ha capito che è un modo per spiazzare gli avversari. Sono metri, poi arriva la cosa più complicata ovvero quando ti vengono a prendere: bisogna essere bravi a giocare nel folto. Ma ora lo hanno capito e diventa più facile evidenziare le qualità personali. Quando si va all'allenamento si vede che la palla viaggia con più frequenza. Adani ha fatto un'analisi correttisima, poi quando gestisci bene la palla hai meno pressione sulla linea difensiva che rimane forse più riposata ed è più facile mettersi bene se non sei in affanno e non sei costretto a ragionare in rapidità. Io cerco di tenere in considerazione tutto e tutti, poi è chiaro che ci deve essere un'intenzione sola, quella dei risultati che poi sono ciò che conta. Fare un gol o un assist per un compagno deve dare la stessa soddisfazione, se si comincia a tirare da posizioni angolate cercando di far gol perché si deve fare gol e si fanno meno gol, comincia a ingarbugliarsi il discorso. Conta come gioca la squadra, se si gioca bene si segna di più".
Questo è il momento migliore per incontrare il Barcellona? E quale errore non vorrebbe vedere rifatto?
"Sicuramente è un buon momento, giochiamo con l'entusiasmo addosso e ciò dà un contributo maggiore. La squadra poi è cresciuta caratterialmente, non bisogna dare il pallino del gioco a loro se no diventa più difficile. La palla va fatta girare, loro ci salteranno addosso perché all'andata hanno visto le nostre difficoltà nel giocare in velocità. Sono curioso di vedere come ci comporteremo".
Cosa intendeva per problema di personalità all'andata? E vorrebbe giocare con o senza Messi?
"Se giochi palla arrivi nella loro metà campo, se però loro vengono a prendere la palla bisogna giocare con forza. Lì bisogna avere il coraggio di andare a fare delle scelte, senza timore di perdere palla. Quando sbagli la pressione e loro riescono a fare uno scambio si liberano praterie e se va bene recuperi al limite dell'area. In quell'atteggiamento lì abbiam avuto poca personalità, ma la squadra ce l'ha, questo lavoro lo ha acchiappato. Chiaro che quando si vince due partite arrivano i paragoni con Mourinho e ci rimandate raccomandate che vi rispediamo senza aprire. Quei mostri sacri sono troppo distanti, Moratti e Mourinho sono inarrivabili ora. Poi se gli viene dato tempo e modo di lavorare, state tranquilli che Zhang vuole costruire una grande Inter. Ma il paragone nell'immediato non regge per la pesantezza della storia che hanno costruito per l'Inter; c'è una distanza enorme, stiamo lavorando bene, abbiamo un presidente ambizioso che vuole dare gioie ai nostri tifosi. E' entusiasta di essere il nostro comandante, ma loro sono distanti. Messi? Meglio non giochi, la sua tranquillità in campo è imbarazzante".
Quest'anno cosa è cambiato negli inserimenti in area?
"Fa sempre parte di quel discorso di comandare il gioco. Oggi la partita è stata comandata per larghi tratti, e così si possono fare step successivi facendo superiorità. Si ripianano gli spazi tra le linee, poi bisogna essere bravi a interpretare lo spazio liberato e andarci a giocare. Ora è più facile perché lo riconoscono, ve ne siete accorti anche voi".
Come ribaltare il dato sul possesso palla del Barcellona? La chiave possono essere i difensori?
"E' impossibile togliere loro questa qualità. Noi si fanno certi discorsi per prepararla, però questo è impossibile perché loro ragionano così da anni, comprando giocatori con quella qualità lì. Il possesso nello stretto è tale che un giocatore del Barça, se lo metti in una squadra da fiammate, va in difficoltà. Poi hanno gente brava a ribaltare velocemente e a verticalizzare. Posso dire che noi siamo andati fuori per il riscaldamento e loro sono usciti dieci minuti prima; abbiamo chiesto e ci hanno spiegato che fanno sempre così. E' una questione di mentalità, se lo fanno i nostri si perde 18 a zero. Come tenti di portare più giocatori davanti e non la prendi arriva la fiammata, ma nello spostare palla nessuno è come loro. Per anni hanno portato avanti questa teoria. Lì un giocatore come Rafinha si esalta al massimo, perché vogliono sempre palla sui piedi".
Vedendoli tutti i giorni, c'è ancora margine di crescita per i calciatori?
"Non è Joao Mario o Gagliardini, è che se si interpreta così diventa facile per chiunque arrivarci dentro. Se la squadra riesce a gestire in questa maniera e ha la convinzione di riconoscere dove vuole andare, chiunque butti dentro prende quella forma. Poi serve la mentalità giusta".
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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