Erick Thohir è tornato a casa, dopo sei giorni abbastanza intensi vissuti a Milano, tra incontri con le banche, assemblee, Consigli d'amministrazione e annunci importanti. C'è da dire che questa volta, però, il tycoon indonesiano è stato forse più incisivo del solito. Negli eventi focali di questa sua nuova tappa nel nostro Paese, infatti, il presidente nerazzurro si è sbilanciato su diversi aspetti legati non soltanto all'Inter, ma anche al calcio italiano e alla fase di inquietante difficoltà che sta attraversando, ormai doppiato da tornei più prestigiosi come Premier League e Liga spagnola, che avrà due sue rappresentanti alla finale di Champions, e con tornei che una volta vedevamo col binocolo come quelli francese e portoghese che invece stanno pericolosamente mettendo la freccia.

E' in difficoltà l'Inter, che solo quattro anni fa saliva sul tetto del mondo e adesso vive una fase di transizione. I tifosi vogliono tornare a sognare, e lo stesso Thohir non ne ha fatto mistero interpellato a riguardo; ma alla fine, ha preferito far prevalere la concretezza alle parole vacue, ribadendo che il sogno della finale Champions del 2016 che dovrebbe giocarsi a Milano è un sogno legittimo ma non può prescindere dal progetto, dalla pianificazione e dalla bonifica soprattutto economica in programma nei prossimi 2-3 anni, quelli che il nuovo proprietario della Beneamata si è dato per ultimare il primo step della sua gestione. E soprattutto, ha messo in evidenza un dato incontrovertibile, quasi lapalissiano ma che colpisce per la profondità della disamina: il sistema calcio in Italia è obsoleto, e deve cambiare. Non è qui da nemmeno da un anno, eppure anche a Thohir sono balzati agli occhi i problemi del pallone nostrano, di certo non un segnale incoraggiante.

"Noi siamo una parte della Serie A, è importante che tutta la Lega cambi": quel campionato che dieci anni fa reggeva ancora il passo degli altri tornei e adesso arranca, per una maggiore lungimiranza dei dirigenti degli altri tornei mentre dalle nostre parti si collezionavano errori di valutazione e di miopia che il nostro Paese ha finito col pagare a carissimo pezzo. E a questo, oltre ovviamente ai problemi dell'Inter, che vuole rimediare Thohir: proponendosi come portavoce di una possibile nuova idea, che possa riportare l'Italia ai vertici del sistema calcistico europeo. Ci sono molte modifiche da fare, e non solo legate ad un eventuale cambio del format del campionato, con la riduzione delle squadre partecipanti da 20 a 18 partecipanti, certamente utile ai fini di una maggiore competitività interna ma che non sembra, ad occhio, scaldare il cuore di tutti i vertici del calcio italiano.

Serve ovviamente altro, servono riforme efficaci e funzionali, anche radicali; anche perché non ci si può accontentare di avere un prodotto locale in un mondo ormai sempre più globalizzato, dove in ogni angolo del pianeta la gente conosce le vicende e i campioni di Manchester United, Barcellona, Bayern Monaco e compagnia, ma fatica a riconoscere i club di Serie A. Thohir non ne fa questione di interesse proprio ma dell'intero comparto calcistico, gettando l'amo; riuscirà a scardinare gli individualismi e i muro-contro-muro che da troppi anni rendono immobile il sistema calcio?

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 01 maggio 2014 alle 14:30
Autore: Christian Liotta
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