"Mi sono fatto un progetto di carriera, anche se molte volte non puoi seguirlo. Voglio lasciare il Portogallo e venire in Inghilterra. Chiaro. Quando lascio l'Inghilterra voglio l'Italia. Sono matto ad andare in Italia, le persone parlano della mentalità degli italiani e dell'aspetto tattico del gioco. Dopo voglio il Real Madrid. Sarei andato in Spagna, ma volevo il Real Madrid. Volevo chiudere questo cerchio e l'ho fatto". Parole e ricordi di José Mourinho, intervistato da Gary Neville per il Telegraph. Il portoghese ha ripercorso il suo cammino che lo ha visto allenare Porto, Chelsea, Inter e Real. Oggi la certezza di esser tornato nel suo habitat ideale: "Dove sono stato più felice? Dico sempre lo stesso. In ogni club ho lavorato e pensato solo a quel club, ma sapevo che avrei avuto una tappa successiva. Questa è la prima volta in cui non ho un'altra tappa. Voglio restare. Voglio restare fino a quando il Chelsea non mi dirà che è finita, perché i risultati non sono buoni o perché vuole prendere un'altra strada o non condivide il mio stile manageriale. Quel giorno dipenderà da una scelta del Chelsea, non mia".

Capitolo talenti esplosi sotto la sua guida, lo Special One ricorda l'esordio in nerazzurro di Davide Santon: "Una cosa che rimane per sempre nella carriera di un allenatore è il far diventare grandi dei ragazzi. Tu sei quello che lo ha lanciato, questo rimane per sempre. Varane con me quando aveva 18 anni, Santon quando ne aveva 17. Giocò la sua seconda partita contro il Manchester United in Champions League. Carlos Alberto ha segnato in una finale di Champions a 18 anni. Queste cose rimangono per sempre. E non penso nel mondo del calcio ci sia un tecnico che non voglia avere questo".

Si parla anche di stili di gioco, ma Mou rifiuta le etichette: "Modello di gioco? Cos'è? Il mio modello di gioco sono i principi che stabilisco con la mia squadra come principi prioritari che ci danno un Dna. Anche una cosa come il 'progetto'. Il progetto deve essere flessibile. Il progetto non è mai la stessa cosa quando iniziamo e quando finiamo. È come casa mia. Cambi, non mi piace questa porta, la cambi, le finestre... Io non sono un fondamentalista, mentre alcune persone nel calcio lo stanno diventando".

Sezione: Focus / Data: Ven 17 ottobre 2014 alle 23:52
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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