L’uomo del momento, uno degli uomini della nuova Inter, è senza dubbio Jonathan Cicero Moreira, passato nel giro di una stagione da mediocre giocatore mal visto dalla piazza a rivelazione titolare. Come si spiega questo cambio radicale? Tutto merito della cura Mazzarri? Lo abbiamo chiesto a Luca Buzzi, colui che lo ha “scoperto” per così dire, che lo ha allenato per primo nelle giovanili del Cruzeiro prima che prendesse poi il volo. Italiano, tifoso dell’Inter, vive in Brasile dal 1992 ma spesso torna a Milano. “Il cambio di passo rispetto alla scorsa stagione? Credo sia dovuto a un ambientamento migliore, al modulo che gli permette di essere più offensivo. Inoltre essendo questa una squadra più giovane e rinnovata, alzare i ritmi di gioco gli ha portato solo beneficio” ci spiega.

E' questo il vero Jonathan? Perchè lo scorso anno non si è espresso al meglio?
“Io penso che lui possa dare molto ma molto di più, è migliorato, ma penso che commetta ancora gli stessi errori tattici e questo gli impedisce di essere il Jonathan che io conosco, quello che sfruttava la velocità. Lo sta aiutando il modulo, gli anni scorsi giocando nella linea difensiva a quattro soffriva di più, poi quando uno vuol far bene e non riesce gioca senza tranquillità a causa anche delle critiche di media e tifosi”.

Questo Jonathan può sognare la Nazionale e i Mondiali?
“Il potenziale per fare il Mondiale l'avrebbe, ma dovrebbe fare di più per raggiungere l'obiettivo. È migliorato ma forse non abbastanza per trovare spazio in un gruppo che sembra già definito da Scolari. Io logicamente sarei felice di vederlo giocare ai Mondiali, magari a Belo Horizonte nello stadio dove ha tanto giocato, così vicino a casa mia e dove a maggio ho già avuto la possibilità di sedermi in panchina in una partita contro il Cruzeiro: io ero al Nacional nel campionato Mineiro”.

Quanto è cambiato Jonathan rispetto a quello che hai allenato?
“Beh io l'ho allenato da ragazzino, poi l’ho seguito in tutta la sua crescita fino alla prima squadra e alle tante partite che ha giocato con la maglia del Cruzeiro e del Santos, in Brasile conta di più la parte offensiva, che gli si addice di più, per esempio Fabio Capello con Mancini alla Roma ha fatto di un esterno destro di difesa un'ala offensiva che si è rivelato all'epoca uno degli artefici dei successi di quei campionati. Come ripeto, non riesce ancora a fare quello che più gli si addice, è un problema tattico, il giorno che capirà questo farà ancora meglio”.

Nonostante tu sia spesso in Italia non sei mai riuscito a incontrarlo, come mai?
“Quest'anno per motivi familiari sono venuto spesso in Italia, ero anche andato alla Pinetina per incontrarlo ma era il lunedì dopo che si era fatto male alla spalla ed era ricoverato all'ospedale. Tramite un ragazzo (con il suo cellulare) gli avevo anche parlato al telefono, la comunicazione si era interrotta e lui non ha fatto più  il minimo sforzo per tentare di parlare con me. Qui in Italia per parlare con un giocatore bisogna avere i permessi dell'FBI (ride, ndr), un calcio esasperato che  pregiudica alla fine anche lo spettacolo. In ogni caso starò qui fino a Gennaio, se avrà voglia potrà cercare di mettersi in contatto con me”.

E' stato Mazzarri e il cambio di modulo a trasformarlo?
“Sì, il cambio di modulo l'ha aiutato e di sicuro anche Mazzarri ha fatto la sua parte; mi ripeto, ha ancora ha un margine per migliorarlo”.

Sezione: Esclusive / Data: Ven 11 ottobre 2013 alle 22:17
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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