Motorino paraguaiano particolarmente apprezzato in Serie A per la sua dedizione al lavoro e la voglia di non mollare mai. Chiedere per conferma ai tifosi di Juventus, Sampdoria, Chievo e Atalanta. Marcelo Estigarribia era uno degli uomini di Antonio Conte: per affidabilità e capacità di giocare anche scampoli di partita come se si trattasse della finalissima di Champions League. Il sudamericano, così come Emanuele Giaccherini o Simone Padoin negli anni successivi, rappresentava quindi un jolly vincente. In esclusiva per FcInterNews, l’attuale calciatore del Colón de Santa Fe ricorda l’Italia e il suo rapporto con il tecnico leccese.
Attualmente milita nella lega argentina. Come procede la sua carriera?
“Molto bene. Giochiamo nella massima Serie e siamo arrivati agli ottavi di Finale della Coppa Sudamericana, il corrispettivo della vostra Europa League”.
Quali sono i suoi ricordi dell’Italia?
“Ne ho molti, ho lasciato tanti amici. Parlo ancora con il Papu Gomez o Toloi. Ma mi sentivo spesso anche Chiellini”.
Lei è arrivato qui dalla porta principale, firmando per la Juve.
“I bianconeri sono una società strutturata per trionfare. Anche allora lo erano. Ho avuto la fortuna di poter vincere il primo scudetto. Adesso sono arrivati a 8. È bello pensare che di aver partecipato a tale conquista”.
I bianconeri erano reduci da due settimi posti consecutivi. Con Conte arrivò lo Scudetto.
“Lui è un allenatore fantastico. Mi ha insegnato parecchio su vari aspetti: fisico, tecnico, emotivo. È uomo di temperamento, vive il calcio con passione”.
Ma è vero che inizialmente solo lui credeva nello scudetto?
“Sì, dal primo giorno abbiamo lavorato per conquistare la Serie A. Non eravamo sulla carta i candidati numero uno per vincere, anche perché la squadra, per via di svariati acquisti, doveva innanzitutto essere strutturata. Ma si creò un gran gruppo e successe quello che nessuno si aspettava. Ci laureammo campioni senza perdere nemmeno una partita. Un record allucinante”.
È vero che gli allenamenti erano molto duri?
“I dettagli marcavano la differenza. Il Prof Antonio non ne lasciava passare una. Potevamo affrontare il Napoli o il Cesena ed era lo stesso. Da noi pretendeva la stessa concentrazione e la medesima garra quando scendevamo in campo. Nulla era lasciato al caso. Tale atteggiamento fu la chiave della nostra vittoria”.
Conte trattata tutti allo stesso modo?
“Chi stava meglio giocava. Non contavano i nomi. Poi chi finiva in panchina, appoggiava i titolari. Il gruppo era ottimo. Si pensava al noi e non alle soddisfazioni personali”.
Come vede il passaggio del mister salentino all’Inter?
“Un po’ strano forse, ma a lui piace l’adrenalina. E avere un allenatore top è un plus per i nerazzurri, ma anche per il campionato italiano”.
Se la chiamasse a Milano, lo raggiungerebbe?
“Diciamo che non credo lo faccia. Perciò posso cavarmela così? (ride, ndr). Noi siamo dei professionisti. Dovessi ricevere una sua telefonata sarebbe una bella soddisfazione. Non esiterei a dire di sì. Ma voglio precisare di portare nel cuore i tifosi bianconeri e quelli di tutte le mie precedenti squadre italiane. Speriamo che le vostre rappresentative possano vincere finalmente la Champions League”.
Se le dico alla Juve la Coppa dalle grandi orecchie e a Conte lo scudetto?
“Sarebbe perfetto. Con il Colón de Santa Fe che porta a casa la Coppa Sudamericana”.
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Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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