Se potesse rigiocare una partita della stagione quale sceglierebbe? "Quella con il Liverpool". Parole e musica di Simone Inzaghi, allenatore di un'Inter che nel non troppo lontano 27 aprile ha 'sprecato' l'ultima occasione per annullare il -2 dal Milan e riprendersi, a +1, la vetta della classifica italiana riportando lo scettro del destino dello scudetto in mano ai nerazzurri. Finisce 2-1 a Bologna una gara che al netto di un inizio gara che sembrava dettare un 'tutto liscio' non solo al Dall'Ara ma anche per la seconda stella, ha definitivamente reso inaccessibile la via per il 20esimo titolo di campione d'Italia. Certo, le colpe non stanno tutte chiuse nella casa della squadra di Mihajlovic, perché quel -2 dal Milan del 27 aprile aveva cause meno recenti e ritrovarle non sarebbe neppure dispendioso: il ko assurdo al derby, l'altrettanto incredibile sconfitta col Sassuolo, lo 0-0 di Genova, l'1-1 a Torino e in casa con la Fiorentina... i punti mandati al 'diavolo' sono stati più di un paio e sarà per sadico gioco del destino o meno, nel percorso dell'Inter è l'Emilia Romagna a regalare i più grandi dolori stagionali. Proprio la fertile terra dell'Emégglia ha fruttato alla squadra di Inzaghi, che lì è nato, un amaro +2 che tale è rimasto con il risultato di Reggio Emilia ottenuto dal Milan all'ultima di campionato: 0-3 sul Sassuolo tra le mura del Mapei e scudetto ai cugini. Così decise l'Emélia, terra dunque di dolce e amaro per il piacentino che si è visto e lasciato beffare proprio da le sacre sponde ove il suo corpo fanciulletto giacque. Eppure Simone non recrimina, non arretra e non si lascia sopraffare dal "se fosse andata diversamente". 

C’è una partita che rigiocherebbe? Gli era stato chiesto prima del tour de force finale inasprito dalla finale di Coppa Italia, poi vinta dai nerazzurri, e la risposta fu appunto: "Quella con il Liverpool". Risposta che l'ex Lazio ribadisce anche immediatamente dopo il 3-0 contro la Sampdoria che regala un ultima, ma vana ai fini scudo, gioia stagionale ai 75 mila tifosi di San Siro: "Questa cosa l’ho detta un paio di conferenze fa. Ho rammarico per la partita con il Liverpool perché per come era stata interpretata meritava un risultato diverso. Tornando al campionato, vedo i numeri e dico che nelle ultime trenta partite abbiamo fatto tre punti in più del Milan, probabilmente nelle prime otto, quei sette punti di distacco iniziali ci hanno penalizzato in questo finale". Discorso chiuso e archiviato. Per l'ultimissima volta dopo aver già chiarito il concetto il giorno precedente durante la conferenza stampa della vigilia, quando un collega presente ha giustamente chiesto il come mai di una risposta che poco collimava con obiettivi e speranze stagionali, specie se realisticamente parlando. Ma perché proprio una partita di Champions, la cui vittoria finale sarebbe stata un'utopia delle utopie, e l'obiettivo prefissato nella suddetta competizione già raggiunto? "Per come la squadra ha giocato ho il rimpianto per quella partita perché lo 0-2 non era meritato. Abbiamo giocato la Champions per andare agli ottavi e sappiamo che le due gare col Liverpool ci hanno fatto perdere qualche punto e qualche giocatore. Magari avremmo qualche punto in più, ma sono contento del percorso fatto". 

Una risposta che se già alla vigilia non soddisfaceva proprio tutti e al contrario faceva storcere qualche naso, ribadita a scudetto appena perso ha triplicato la sua audience di "boh". Sarà mica impazzito? La risposta arriva, con una settimana di ritardo, ma arriva. La lettera di risposta parte direttamente da Parigi, dove proprio il Liverpool di Jurgen Klopp perde ancora una volta una storica finale di Champions League contro il Real Madrid, regalando a Carletto Ancelotti l'ennesima corona, ma soprattutto Coppa. Sempre più Re Carlo, mister Ancelotti, che batte i Reds e sollevato la quarta Champions, diventa il tecnico più titolato del Torneo. Ma il pucntum non è esattamente Ancelotti, non qui perlomeno. La squadra di Jurgen soccombe al Real, lo stesso che all'Inter, lo scorso anno come durante l'appena conclusa stagione, ha inflitto ben due ko, uno più meritato dell'altro e che non avevano lasciato scampo a "se e ma", a differenza del 2-0 di San Siro degli inglesi. Embé? - direste. Embé c'avrà avuto ragione a questo punto il buon Simone da Piacenza. Lo stesso che, alla luce dei match giocati contro i 'Rossi', oggi vice-campioni d'Europa all'indomani di un match giocato da migliori attori non protagonisti (solo per risultato), quelli contro Sassuolo, Bologna, Torino o Milan che fossero, pone lecitamente un interrogativo al calcio e ai suoi calciatori: come sarebbero stati il calendario di Champions, la classifica italiana all'indomani di un risultato diverso in quel di San Siro in quell'ormai passato 16 febbraio, in cui l'Inter non dominò certamente ma si dimostrò all'altezza? Come sarebbe stato se l'Inter non si fosse concesso un errore e mollato sul più bello e magari non perso quella gara? Certamente non con la squadra di Inzaghi in campo allo Stade de France qualche ora fa, ma magari con qualche isterismo in meno e consapevolezza in più nei giorni e nelle gare succedute a quello 0-2 che, chissà, avrebbero potuto portare qualche soddisfazione ed euro in più e chissà se... anche qualche sconfitta in meno in campionato, in cui sì l'energia da poter impiegare sarebbe stata inferiore ma sopperita da entusiasmo e forza d'inezia che magari avrebbe evitato psicodrammi di classifica e non solo. Da Parigi è tutto, linea alla ragione di Simone: oggi più di ieri, rigiochere Inter-Liverpool. 

Sezione: Editoriale / Data: Dom 29 maggio 2022 alle 00:01
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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