Il derby è ancora fresco, la ferita brucia, le scatole continuano a girare vorticosamente. Aver perso la partita più importante per i tifosi, a prescindere dalla classifica, e averla persa dopo non aver fatto vedere palla all'avversario per circa settanta minuti, grida vendetta. E la vendetta, sportiva, si potrà consumare nei due derby di Coppa Italia in programma a marzo e aprile. Vincere dopo soli tre giorni nel modo autoritario ammirato contro la Roma, fa bene al cuore, anche perchè martedì scorso a San Siro è stato certificato che la squadra di Simone Inzaghi è forte e i risultati ottenuti finora sono stati frutto di quanto fatto vedere in campo e non del caso. Se ne accorto anche José Mourinho che al Meazza ha avuto l'accoglienza che meritava per le gioie che ha contribuito a regalare ai tifosi nerazzurri. Però la doppietta lampo di Giroud nel derby ha fatto girare la ruota in un campionato che l'Inter avrebbe potuto ipotecare in caso di vittoria sui rossoneri.

E' vero, con i se e con i ma non si va da nessuna parte e allora la Beneamata dovrò resettare subito e ripartire. Così come avvenne nello scorso ottobre, dopo la sconfitta in casa della Lazio, la prima delle due patite dai nerazzurri finora in campionato. Oggi si recita a Napoli, città incantevole, squadra forte vera. Sulla quella panchina siede il signor Luciano Spalletti, forse tra i migliori allenatori d'Europa per l'idea di gioco, non poprio per la capacità di saper gestire emozioni e momenti difficili. Spalletti è stato importante per l'Inter. La sua esperienza in nerazzurro è coincisa con il ritorno in Champions League e lo stesso vincente Antonio Conte ha potuto attingere da un biennio che aveva riportato alla Pinetina la cultura del lavoro e la possibilità di assumere decisioni che sembravano impopolari (vedi caso Icardi) e che invece si sono rivelate preziose per la svolta che ha portato l'Inter ad essere finalmente una squadra e un club da scudetto dopo troppi anni passati a leccarsi le ferite.

Oggi la partita che si gioca al “Diego Armando Maradona”, sarà un vero test-crash per la banda Inzaghi, che dovrà soffrire dalla tribuna, in quanto squalificato. Il Napoli, eliminato anzitempo in Coppa Italia, ha avuto una settimana piena di lavoro per preparare al meglio un match che, in caso di successo, lo porterebbe a scavalcare virtualmente l'Inter, che deve recuperare una partita, in testa alla classifica. I nerazzurri provengono invece dalle fatiche fisiche e mentali del derby e della gara contro la Roma e nella mente c'è, inevitabilmente, l'andata degli ottavi di finale di Champions League in programma mercoledì 16 febbraio a San Siro contro il Liverpool, una delle squadre più forti d'Europa, e quindi del mondo. Ma, come si dice, quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Non c'è tempo per rifiatare, ne per rifllettere troppo sulle scelte di formazione che comunque saranno importanti, forse decisive, per passare indenni questi due ostacoli molto difficili. Ma la doppia sfida europea contro il Liverpool suscita più l'orgoglio per esserci, che timore di non farcela.

E' inutile mettere la testa sotto la sabbia, i favoriti sono i Reds di Jurgen Klopp che avranno anche la possibilità della battaglia di ritorno ad Anfield. L'Inter però non sarà vittima predestinata, lo dice il blasone che impone di crederci fortemente, senza però l'ansia che invece rischia di affiorare da qui alla fine, in campionato. A Napoli mancherà Alessandro Bastoni, uno degli elementi più importanti per lo schema di gico di Inzaghi. Terzo di sinistra della difesa nerazzurra, dopo aver svolto al meglio i compiti principali di un difensore, Bastoni sa proporsi in avanti con tenica e fisicità come una vera ala aggiunta, propiziando molte delle numerosi occasioni dal rete che l'Inter sa sviluppare in ogni partita. Al suo posto Inzaghi deve scegliere uno tra D'Ambrosio, mai sotto la sufficienza ogni volta chiamato in causa e Federico Dimarco. Quest'ultimo, vero cuore nerazzurro, si alterna nei compiti di terzo di difesa ed esterno sulla corsia sinistra, garantendo una pulizia di calcio e la possibilità di essere un valore aggiuntoin caso di palle da fermo, grazie ad un sinistro che canta.

Per la scelta del sostituto di Bastoni, da valutare la capacità attuale di Federico Dimarco di poter fare la differenza anche in una gara di cartello. Nel derby, purtroppo, il suo ingresso non ha dato gli effetti sperati. L'Inter non ha una tradizione favorevole a Napoli. L'ultima vittoria, poco prima dell'inizio della pandemia quando i nerazzurri si imposero per 3-1 grazie ad una doppietta di Lukaku e ad un acuto di Lautaro Martinez. Poi, due pareggi, il primo nella semifinale di ritorno di Coppa Italia nel 2020 che costò l'eliminazione e poi quello maturato la scorsa stagione nel campionato poi vinto dalla Beneamata, targata Antonio Conte. Domani l'eventuale divisione della posta non sarebbe da disprezzare in casa Inter, perché eviterebbe il sorpasso da parte  dei partenopei in attesa di Milan-Sampdoria, lunch- match della domenica di serie A. Un successo nerazzurro, invece, rappresenterebbe una notevole botta psicologica per chi insegue e spera nel ribaltone.

L'Inter oggi deve scendere in campo senza paura, senza pensare al derby e con la leggerezza mentale propria del metodo Inzaghi. Sarà comunque una grande partita in uno stadio che porta il nome di una leggenda. Comunque vada, avrà vinto il calcio. Ma sarà meglio se, a vincere, sarà l'Inter.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 12 febbraio 2022 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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