La testa prima di tutto. Senza usarla, non si va da nessuna parte, in tutti i sensi. Ed è un gioco di parole mai così azzeccato, perché proprio Stefano Sensi, uno che di solito la testa in campo la mette sempre, stavolta ha voluto strafare usandola per segnare il suo secondo gol nerazzurro. Per uno spesso oggetto di ironie dovute a un'altezza tutt'altro che titanica, non è una rivincita da poco. Alla fine ciò che conta è la vittoria dell'Inter, la terza su tre da inizio campionato. Ruolino impeccabile, 9 punti e testa della classifica in solitaria in attesa del Monday Night Torino-Lecce. Successo sofferto, striminzito ma portato a casa senza troppi patemi e a fine corsa è un dettaglio non certo insignificante. Inutile fingere che l'espulsione sciocca di Rodrigo De Paul non abbia teso una grossa mano ai nerazzurri, bravi a non dipendere dall'ingabbiato Marcelo Brozovic e trovare fughe offensive alternative. L'Udinese è una buona squadra, un profilo di avversario che incontreremo spesso in questo campionato: chiusa, ben organizzata, fisica e insidiosa in contropiede. Non a caso fino all'esplosione ha mostrato ottime cose. Ma gli episodi sono le chiavi dei risultati finali, a prescindere dall'interpretazione della gara. E l'Inter ha saputo approfittarne, usando la testa. Come dice Conte, c'è da lavorare ancora molto sul piano fisico e soprattutto tattico, molti calciatori vanno ancora inseriti in un concetto calcistico ben definito. C'è chi è ovviamente già più avanti, chi invece deve darsi da fare per recuperare terreno. 

Chi gioca deve sapere sempre cosa fare, che sia titolare fisso o innesto a chiamata. L'allenatore è stato chiaro il giorno prima, quando a domanda diretta gli è stato fatto notare che l'eccesso di turnover potrebbe influire sull'identità della squadra. Lecito, di fronte a questa posizione più che legittima e quasi ovvia, ipotizzare qualche cambio contro i friulani rispetto alle prime due uscite stagionali. Matteo Politano, Diego Godin, Stefan de Vrij (rientrato dall'infortunio, gran prestazione) e Nicolò Barella sono stati gli 'esordienti' dal fischio d'inizio. Per Cristiano Biraghi e Valentino Lazaro ripassare più avanti. La maggior curiosità è stata vedere all'opera il tridente arretrato privo del jolly Danilo D'Ambrosio. Tre centrali puri insieme per la prima volta, in barba alle logiche che accompagnano questo sistema tattico. Stefan de Vrij in mezzo, Milan Skriniar come al solito a sinistra e l'uruguagio a destra. Nel complesso, tutti piuttosto bene. E non è un caso che in un'iniziativa alla DD proprio il Faraone abbia messo sulla testa di Sensi il pallone del vantaggio nerazzurro. Quando c'è la qualità, ci si adatta a tutto. Meno bene l'ex Cagliari, rimasto in panchina dopo l'intervallo. Il giallo (pericoloso) e le fatiche della Nazionale hanno convinto Conte a non rischiare, puntando sul volenteroso Gagliardini.

Ora c'è da rimanere sul pezzo, perché l'Everest che il calendario offre è appena iniziato. Martedì si torna a calcare il palcoscenico della Champions League è sicuramente ci saranno novità di formazione. Lavorare con 9 punti e la vetta della classifica è uno stimolo in più, però la consapevolezza che la strada sia ancora molto lunga non abbandona mai lo staff e i calciatori. C'è la sensazione di essere spettatori dell'inizio di qualcosa di interessante e una vittoria come quella di ieri sera rafforza il concetto. Usando la testa, in tutti i modi contemplabili, si può fare molta strada.

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Sezione: Editoriale / Data: Dom 15 settembre 2019 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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