“See you soon”: dietro questo semplice saluto, sono celate tutte le intenzioni di un uomo, arrivato in Italia praticamente dall’altra parte del mondo, di scrivere una pagina storica del calcio italiano. E’ stata indubbiamente la notizia che ha occupato le prime pagine della cronaca sportiva e non solo di questi ultimi giorni: è arrivato in Italia Erick Thohir. Proprio lui, il magnate indonesiano dei media che nei mesi scorsi aveva palesato la sua intenzione di entrare nel mondo del calcio italiano attraverso l’acquisizione del pacchetto di maggioranza dell’Inter, si è palesato in queste roventi giornate milanesi. E’ arrivato, ha parlato con Massimo Moratti e figlio rendendo chiare le sue intenzioni, si è reso protagonista anche di un gesto di cortesia verso i cronisti offrendo loro un piccolo sollievo all’arsura che attanagliava il capoluogo lombardo.
“See you soon”. Così si è congedato Thohir, con la promessa di rivedersi presto, magari per trovare la definitiva fumata bianca e ufficializzare questo epocale passaggio di consegne. Ma prima del suo commiato, ci sono state altre parole, senz’altro più rilevanti e indicative dell’andamento di questo affare: parole di rispetto verso Massimo Moratti e la sua famiglia, verso la loro storia legata a doppio filo a quella dell’Inter. Thohir ha demandato a lui, all’attuale presidente, la decisione finale, assicurando inoltre di non avere intenzione di prendere addirittura l’80% delle azioni, come vociferato spesso. Parole senz’altro importanti, ma cosa c’è dietro queste dichiarazioni? Perché un businessman che tutti dipingono come molto risoluto e determinato nei modi e nelle intenzioni, ha pensato di mordere un po’ il freno mostrando il dovuto rispetto verso un presidente grazie al quale l’Inter ha scritto le pagine più importanti della propria storia recente?
Negli ultimi giorni, Massimo Moratti è apparso a disagio, per non dire alquanto nervoso. E poco o nulla ha fatto per celarlo: voleva sì un aiuto per portare avanti la squadra in un momento di grandi difficoltà economiche. L’intenzione del piano avviato diversi mesi fa era proprio questa, ma all’improvviso è arrivato lui, Erick Thohir, a sparigliare il tavolo. Subito una richiesta per il pacchetto di maggioranza fino a percentuali altissime, qualcosa che mai l’attuale patron si sarebbe aspettato. Il colloquio di Milano è vissuto, si vocifera, anche tra qualche frizione, finché Moratti non ha spiegato per filo e per segno le proprie condizioni sine qua non.
Thohir si è sviluppato come uomo d’affari in un background tipicamente americano, e anche i suoi precedenti business sportivi sono nati e cresciuti in quel tipo di palcoscenico. Nel regno dello sport-business il leader di Mahaka Media si è sempre mosso a suo agio, ma una volta pianificato il suo sbarco in Europa, ha dovuto fare i conti con un particolare non di poco conto: la passione. Perché in Europa, e ancor più in Italia, il calcio è un’industria che fa leva sulle passioni, e un sistema di tipo americano è difficilmente concepibile, chiunque nella storia ha pensato anche lontanamente di proporre sistemi chiusi ha visto i suoi progetti andare in fumo. Ed è stata la passione, l’amore per i colori nerazzurri, la leva che in 18 anni ha spinto Massimo Moratti a dare l’anima, economicamente e non solo, per l’Inter. E adesso che sembra destinato a lasciare la sua creatura più amata, vuole tutte le rassicurazioni possibili perché il futuro proprietario dimostri di volere l’Inter non solo per ritorno economico, ma anche perché ci metta anche solo una parte della passione che ha messo lui in questi anni.
Mai Moratti ha pensato di cedere una quota altissima delle azioni dell’Inter, proprio perché, qualunque sia la soluzione, vuole comunque garantirsi un ruolo nel delicatissimo passaggio di consegne; vuole guidare Thohir in quello che è il suo nuovo mondo ma anche studiare a fondo quelle che sono le sue intenzioni, assicurarsi che dietro le intenzioni di rilanciare il marchio Inter a livello globale ci sia la voglia di garantire alla società un futuro come lui avrebbe voluto e potuto fare se avesse continuato ad averne i mezzi. Insomma, l’Inter non deve essere trattata come un giocattolo, da accantonare una volta che ci si è stufati; l’Inter è un’insieme di cose, di valori, sportivi e non. E’, insomma, una questione di cuore per Moratti e non solo.
A quanto pare, però, Erick Thohir ha capito tutto questo: e allora, ecco che il suo ottimismo per la riuscita della trattativa può diventare anche quello di Moratti e di tutti i tifosi. Maggioranza delle quote sì, ma con la promessa di fare anche lui “il bene dell’Inter”, frase sentita più volte ma sempre attuale. Perciò, “see you soon”, caro Thohir, e chissà che la prossima volta non ci scappi un buon bicchiere di spumante per brindare…
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