Un'estate fa. Sembra passata un'eternità da quel 4-0 rifilato dall'Inter al Lecce nel match d'esordio ufficiale di Antonio Conte. Sì, perché ora le lancette dell'orologio della storia nerazzurra scandiscono più velocemente i secondi, a tal punto dal rendere fattibile l'impresa di ridurre in sette mesi il gap dalla Juve creatosi negli ultimi otto anni. Siamo a gennaio ma il calciomercato di riparazione assomiglia da vicino a quello di costruzione di una rosa che vuole vincere nel giro di un anno e mezzo al massimo. Una convinzione che attraversa tutte le anime del club, dalla parte tecnica a quella dirigenziale, su su fino alla proprietà: "Scudetto? Bisogna credere in questa realtà. Siamo qui non per fare delle comparse. Certo, ci sono degli avversari agguerriti, ma restano ancora diciotto partite e tantissimi punti a disposizione. Cercheremo di fare il possibile", ha detto chiaro e tondo Beppe Marotta a margine della 19esima edizione del Premio 'Gianni Brera'. Fissando, di fatto per la prima volta da quando è in carica come ad sport della società milanese, la vittoria del tricolore come traguardo raggiungibile. Senza citare i campioni d'Italia in carica, in altri momenti definiti 'come l'unica squadra che può perdere il titolo'.

L'Inter, attualmente a -4 dalla vetta e potenzialmente terza in classifica se la Lazio farà il suo dovere nel recupero contro il Verona, ha acquisito in poco tempo un'identità in campo e fuori tale da non farsi rinchiudere più nel recinto dell'ormai abusata definizione di anti-Juve. L'Inter è molto di più: non vuole recitare il ruolo di comparsa, per dirla ancora una volta con Marotta. Uno che, essendosi trovato non molti mesi fa dall'altra parte della barricata, sa che creare ad hoc un antagonismo con la Vecchia Signora è il metodo più facile per distruggere la credibilità dell'avversario. Nell'epoca del dominio assoluto juventino, in tanti sono saliti sulla giostra della prima pretendente al trono, per poi tornare al vecchio ruolo costruito loro dalla tradizione. Napoli e Roma, presto o tardi, sono tornate alla loro dimensione; l'Inter, ex nobile decaduta, ora ha basi decisamente più solide per riuscire laddove azzurri e giallorossi non sono riusciti. L'unica cosa da capire è quando andrà in scena questo passaggio di testimone. La prudenza di luglio, giustificata da uno status poco aristocratico di un quarto posto acciuffato col brivido all'ultima curva del torneo nel 'match salvezza' con l'Empoli, ora ha lasciato il posto alla fiducia e all'ottimismo che si respirano quando un top player come Christian Eriksen decide che l'Inter è tornata sulla mappa dei club che ambiscono a qualcosa di grande. Un colpo agostano realizzato in inverno come fanno i club più ricchi che programmano le stagioni con mesi d'anticipo sull'inizio delle stesse. Con il bonus di poterlo utilizzare da subito, al netto del classico periodo di adattamento, per accelerare ulteriormente la corsa contro il tempo verso il vertice del calcio italiano. Così come Ashley Young, Victor Moses ed eventualmente Olivier Giroud, tre giocatori con una prospettiva di vita calcistica decisamente più breve del danese, ma che possono alzare i giri del motore dell'Inter di Conte che un girone dopo quello splendido prologo si sono riscoperti prevedibili quando non riescono ad alzare i ritmi. "Può capitare di avere giocatori sottotono, noi dobbiamo andare sempre al massimo e quando non ci riusciamo siamo una squadra normale. In tutto il girone di andata siamo andati al massimo, non possiamo permetterci di avere giocatori sottotono se no non la portiamo a casa", ha commentato Conte dopo il deludente 1-1 del Via del Mare. Un altro pari dopo aver totalizzato 46 punti nelle prime 19 partite. Dato difficilmente migliorabile dopo il giro di boa, come suggerisce il passo falso in terra pugliese, ma più alla portata dopo la lunga sessione di mercato estiva che, al netto degli errori che potrebbero essere comunque ammortizzati, è iniziata a giugno e finirà il 31 gennaio. Quando, a conti fatti, con tanto di annunci ufficiali pubblicati dal club, Conte non potrà più tirare in ballo la questione che l'Inter ha solo sostituito (Icardi, Perisic e Nainggolan) senza aggiungere come già fatto dalle avversarie un'estate fa.

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Sezione: Editoriale / Data: Gio 23 gennaio 2020 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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