Fiducia in Cristian Chivu, un sentito e doveroso ‘grazie’ a Simone Inzaghi. Che però ora rappresenta il passato e un capitolo chiuso. Le ultime dichiarazioni del mondo Inter vanno tutte in questa direzione: shock e dispiacere per la separazione con il Demone, voglia di costruire qualcosa di nuovo e di vincente con l’eroe del Triplete, che dal campo è passato alla panchina. E avrà bisogno di tempo per far assimilare i nuovi concetti e le nuove idee tattiche, compreso ovviamente l'eventuale cambio di modulo, con il 3-5-2 Inzaghiano ‘trasformato’ in un 3-4-2-1 o in 3-4-1-2 (visto solo per qualche minuto contro il Monterrey nella gara d’esordio al Mondiale per Club). 

Gli stessi concetti, anche se in modi differenti, sono stati espressi nelle ultime ore da Nicolò Barella, Denzel Dumfries e Henrikh Mkhitaryan. Nessuno dei tre, parlando del 'vecchio' allenatore, ha nascosto l'umano dispiacere, ringraziandolo sentitamente per quanto fatto: "La notizia è stata strana, dopo quattro anni era diventata un'abitudine stare insieme" ha detto Barella a DAZN, aggiungendo poi che "l’unica cosa che ho fatto è stata ringraziare Inzaghi e il suo staff per i 4 anni fantastici, anni di crescita e di emozioni. Il 'grazie' è la parola più giusta". L’armeno, intervistato da La Repubblica, si è invece limitato a dire che lui e il piacentino si sono "salutati in privato. Ho evitato di fare post sui social. Ha preso una decisione, l’abbiamo accettata. Capitolo chiuso, se ne apre un altro". "È stato molto difficile per me e per tutti, eravamo molto legati a Inzaghi - ha invece ammesso Dumfries a La Gazzetta dello Sport -. Sono arrivato qui all’Inter insieme a lui, tutto quello che ho costruito all’Inter è stato con lui. Per quattro anni siamo stati come una famiglia, per questo il suo addio è stato la fine di un ciclo che non è solo calcio, ma la vita è così e va sempre avanti e ti dà nuovi stimoli. Sono molto felice che Inzaghi abbia trovato una nuova avventura, ma anche noi andiamo avanti felicemente. Abbiamo un nuovo grande allenatore per cui lottare". 

Ovvero Chivu, che l’olandese definisce come "davvero un ottimo allenatore, con uno staff molto valido, e poi cambieranno alcune cose, ovviamente. È importante anche per noi giocatori ricevere nuova energia e nuove idee. E penso che il nuovo tecnico sia in grado di farlo". Di questo ne sono sicuri anche Mkhitaryan ("La filosofia e le idee sono nuove. Prima capiamo quello che ci chiede e meglio è. Siamo partiti subito con un torneo vero, abbiamo poco tempo. L’importante con un nuovo tecnico è accettare le indicazioni, imparare e lavorare. È serio e simpatico. Ci supporta mentalmente e nella tattica. Fin dal primo allenamento si è vista la sua impronta. Il modulo è quello, ma l’approccio è diverso rispetto a Inzaghi") e Barella ("Io lo conoscevo già il mister, abbiamo parlato qualche volta dopo le partitelle ad Appiano quando lui allenava la Primavera. Avevo visto la sua grande empatia verso i giocatori, sa capire le esigenze. È una qualità che non tutti hanno, una qualità molto importante. In un momento difficile ci sta dando una grande mano, una spinta. È un tipo diretto, ha grande voglia di fare e di vincere. C'è l'occasione di fare qualcosa di bello insieme"). 

Li avete ascoltati bene? No? Allora fatelo. E andateci piano con i giudizi affrettati. In questo momento è ovvio che Chivu non possa essere giudicato in maniera approfondita, nel bene e nel male. Non sono richiesti applausi gratuiti ma non servono neanche disfattismi e drammi precoci. L’inedito torneo in corso negli Stati Uniti può apparire agli occhi di tanti come un ritiro pre-campionato o una tournée estiva preziosa per gli esperimenti, ma così non è. C’è in palio un trofeo prestigioso e, soprattutto, c’è poco tempo per lavorare tra partite ravvicinate, spostamenti vari e tante indisponibilità. Perché c’è da ricordare anche questo ‘dettaglio’, che poi dettaglio non è: dopo le appena 13 panchine in Serie A, Chivu è stato catapultato da una piccola realtà come Parma a una più grande come l’Inter - con una squadra di certo non al top sul piano menatale dopo il ko di Monaco - per giocarsi le sue carte in una competizione come il Mondiale per Club. Senza avere praticamente mai a disposizione i vari Calhanoglu, Thuram, Dumfries, Frattesi, Pavard, Bisseck e Zielinski. E con una squadra reduce da un’annata dispendiosa come quella appena trascorsa, e tutt’altro che brillante a livello fisico, non è roba da poco se si vuole parlare di esperimenti e rotazioni. Intanto, nel mezzo delle difficoltà, Chivu ha perlomeno avuto il coraggio di cominciare a lanciare qualche giovane. Il risultato? Un suo 'figlio adottivo' come Valentin Carboni l'ha subito ripagato con un gol decisivo e pesante. Tempo al tempo: il passato (Inzaghi) è passato, ora c’è da pensare al presente (Chivu) e al futuro. Tenendo la calma. 

Sezione: Editoriale / Data: Mer 25 giugno 2025 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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