'Empatia', 'cicatrice' e 'spensieratezza' sono solo tre delle parole chiave pronunciate davanti ai microfoni negli ultimi giorni da alcuni dei giocatori più rappresentativi dell’Inter. Che, ultimamente, stanno trasformando la sessione di interviste con i media in una specie di seduta dalla psicologo per esorcizzare anche in pubblico ciò che è successo a Monaco di Baviera lo scorso 31 maggio. E’ passato ormai quasi un mese da quella débâcle storica, una sconfitta dolorosa per le proporzioni del punteggio che sta avendo i suoi riverberi nelle menti di Lautaro Martinez e compagni anche a distanza di tempo, ogni giorno alimentata da ciò che viene scritto sulla stampa e sui social dai nemici ma anche dai teorici amici della squadra. Parole che continuano a far riaffiorare il trauma dei traumi, il ricordo di una finale di Champions League persa nella maniera meno prevedibile. Parole che feriscono come e più del 5-0 incassato contro il Paris Saint-Germain, che obbligano chi ha subito quell’umiliazione a prendere coscienza di ciò che è successo per andare avanti. Risposte univoche sul perché di quella prestazione non ne esistono, come ha fatto capire lo spogliatoio, che Cristian Chivu sta provando a rendere impermeabile alle voci negative. Con una tattica vecchia come il calcio: tappandosi le orecchie e gli occhi rispetto a quello che sta accadendo fuori dalla bolla del ritiro statunitense, dove l’Inter sta vivendo in un limbo spazio-temporale in cui non ha ancora capito se sia iniziata la nuova stagione o sia ancora in corso quella passata. "Hanno ascoltato i miei consigli di non leggere i giornali e i commenti. Ragazzi, è passato un mese da Monaco, però tutti i giorni leggo le stesse cose su quel risultato, si dice che bisogna superarlo, ma se diciamo sempre le stesse cose ogni giorno è difficile farlo”, ha detto il tecnico nella conferenza pre di Inter-River Plate. Prima di pronunciare forse le dichiarazioni più crude degli ultimi anni di comunicazione nerazzurra: "I ragazzi sanno che quello che conta è il domani e la partita successiva. Sanno che devono rimboccarsi le maniche e a volte devono mangiare un po' di merda, non solo pestarla. E a volte bisogna accettare che la merda va masticata bene, guardarsi allo specchio e accettare che bisogna fare anche questo”, ha detto il romeno. Che, in attesa di capire come plasmerà la squadra tatticamente, anche alla luce del mercato che farà la dirigenza, ha compreso ciò di cui hanno bisogno ora i suoi giocatori dal punto di vista mentale. E ha proposto una specie di patto allo spogliatoio che suona più o meno così: farò di tutto per farvi stare bene, voi ripagatemi restando uniti anche in un momento in cui sarebbe facile sfilacciarsi, visto il malessere vissuto da ognuno in modo diverso. Un patto fondato sull’umanità, non sulla 'convenienza' come quello proposto da uno youtuber-tifoso del River, alla vigilia della sfida tra i Millionarios e la Beneamata, ribattezzato 'Pacto de Seattle'. Un ‘biscotto’ per avanzare a braccetto negli ottavi di finale del Mondiale per Club pareggiando 2-2. Una scorciatoia di fronte alla quale Chivu ha storto il naso, andandosene via infastidito. Consapevole del fatto che nella prossima stagione non ci saranno scappatoie per l'Inter, ma il solito percorso, se possibile ancor più lungo e tortuoso. L'unico modo per provare ad arrivare ancora al traguardo senza perdersi prima del tempo. 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 26 giugno 2025 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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