“Io sono interista”. La campagna pubblicitaria dei nerazzurri nei mesi immediatamente successivi a Calciopoli fu, almeno a mio avviso, semplicemente spettacolare. Quella tre parole, o meglio l’ultima, assunsero allora plurimi concetti. Il tifare per la Beneamata non significava solo l’appartenenza alla propria squadra del cuore. Ma anche, visto il preciso contesto storico, una sorta di rivendicazione dell’essere onesti, puliti, persone per bene.

Caratteristiche precise, che poi negli anni sono sempre state evidenziate da società e supporters del Biscione. Anche quel: “Ognuno ha la propria storia, noi abbiamo la nostra e ne siamo orgogliosi”, specificato con fierezza nel 2017, ne era stata poi una successiva dimostrazione.

Ci sta. Lasciando da parte un attimo il calcio, io sono una persona che nella vita di tutti i giorni porge l’altra guancia finché può, e pensa davvero che il mondo sarebbe un posto migliore se tutti si aiutassero. Senza che arroganza e meschinità mascherata in furbizia possano avere la meglio sui buoni intenti. Questo non significa dire sempre di sì e assecondare in tutto e per tutto gli altri. Solo pretendere correttezza. E invece di far passare il concetto del “che ci fa” e del “avessi anche io i suoi soldi e il suo potere, farei lo stesso” cercare di essere sempre equilibrati e obiettivi.

Tutto questo preambolo mi serve non per annunciare l’uscita del mio personalissimo libro cuore. Ma solo ed esclusivamente per dire che il VAR, durante Inter-Juventus del 2018 non potesse intervenire. Le regole, tutt’oggi, non lo permetterebbero. Quello di Pjanic su Rafinha non era un fallo da rosso diretto. Quindi tornare a rivangare quell’episodio sostenendo che l’occhio elettronico avrebbe dovuto aitare il Direttore di gara è sbagliato. E vorrebbe dire portare avanti una campagna con una base fallace. Attenzione: il bosniaco meritava senza alcun dubbio il secondo giallo. E quindi il cartellino rosso. Fu un errore gravissimo, che sicuramente risultò decisivo in quello specifico match. E probabilmente anche per il risultato finale del campionato. Non ci sarà mai la controprova. Ma qualora l’Inter di Spalletti avesse vinto contro la Juve – come avrebbe meritato – magari il Napoli non avrebbe “perso il Tricolore in spogliatoio”. Punti di vista. Ipotesi su cui discutere per giorni, settimane, anni. 

Ma siccome l’onestà intellettuale è alla base del lavoro del giornalista (o almeno dovrebbe essere così) e di tutte quelle persone che danno ancora importanza ai sani principi, mi sembra giusto fare un plauso alle Iene – bravissimi, davvero – ma sottolineare pure, ancora una volta, come a termini di regolamento il VAR non potesse intervenire. Che poi sia sparito l’audio incriminato e che così si alimentino nuovi sospetti, è un altro ulteriore e consequenziale discorso su cui non intervengo.

Che tutti però usino la propria testa, si informino sulla situazione e sulle regole attuali e passate, e provino a fare un discorso oggettivo. A qualunque squadra appartengano. Almeno potranno correggere i propri errori. E chi, rivolgendosi al mondo, vanta di essere ligio e rispettoso di regole e sentenze, possa, qualora abbia sbagliato, tornare sui propri passi. E non esponga Scudetti revocati nel proprio impianto. 

Perché dichiarare A, e comportarsi poi da B, è un atteggiamento da chi avrebbe meritato la C.

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Sezione: Editoriale / Data: Ven 09 ottobre 2020 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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