Collezionare 7 sconfitte in 24 partite di campionato non è concepibile per un club come l'Inter. Nella giornata di ieri si sono tenuti ad Appiano diversi face to face, summit o confronti (chiamateli come meglio preferite) tra dirigenti, allenatore e giocatori, in cui per l'ennesima volta si è ribadito il pessimo approccio ad alcune partite di campionato, soprattutto dopo grandi prestazioni fornite nel corso dell'anno come contro Napoli, Milan e Porto. Come se fosse una novità, come se fosse la prima volta che accade e ci fosse l'urgenza ancora una volta di ribadirlo.

In attesa di capire se a questo giro alle parole seguiranno i fatti contro Lecce e Spezia, mettendo in stand-by i commenti sulle reali responsabilità di Inzaghi e dei giocatori che scendono ogni volta in campo, bisogna fare un passo indietro e allargare il cerchio dei colpevoli anche a chi governa l'Inter dall'alto. Duole dirlo ma, prima di modificare a penna bilanci, carte, fatture e qualsiasi cosa possibile pur di rendere meno passivi possibili i vari bilanci, la Juventus ha insegnato a tutte le sue rivali una regola ben precisa: dietro ogni grande successo sportivo, c'è una grande società.

Lo ha capito anche Zhang, abile a "rubare" proprio alla Vecchia Signora Beppe Marotta. Il suo arrivo ha cambiato notevolmente l'ambiente Inter. Dal matrimonio con Conte alla gestione del caso Icardi, tutto è stato gestito sin da subito alla massima perfezione. Chi ne ha tratto benificio è stato lo stesso club nerazzurro, capace dopo anni di rompere il dominio bianconero in Italia. Dopo lo scudetto e l'addio di Conte, sono arrivati altri 3 trofei e per due volte l'Inter è riuscita a rientrare tra le 16 squadre più forti d'Europa. Quest'anno, Porto permettendo, anche tra le prime 8.

Qualcosa però ora non sembra funzionare come un tempo. Ci sono tante cose che lasciano però perplessi. A partire dai due casi che hanno fatto tanto discutere nelle ultime ore. Il primo riguarda il nuovo stadio. Certamente le responsabilità non sono tutte dell'Inter, costretta a fare i conti con i tempi bibilici della burocrazia italiana, ma ora il club nerazzurro rischia fortemente di dover "abbandonare" la sua Milano. Il Milan si è mosso anticipatamente e ha individuato già l’area dell'Ippodromo La Maura per costruire il nuovo stadio da solo in caso di addio al progetto comune con i Cugini. Sarebbe una vera e propria beffa, anche se l'Inter è sicura di avere un piano B. Vedremo. 

Il secondo caso riguarda il "pasticcio" con DigitalBits, main sponsor che non ha versato nemmeno un centesimo nel corso della stagione e che continua a campeggiare senza problemi sulle maglie dell'Inter in giro per l'Italia e per l'Europa. Risultato: -24 milioni di euro nel bilancio. Facendo un passo indietro a qualche settimana fa, impossibile da non citare il caso Skriniar. Risultato anche in questo caso "indimenticabile": il giocatore slovacco, ex capitano e elemento imprenscidibile dell'Inter Spallettiana, Contiana e Inzaghiana, da luglio sarà un nuovo giocatore del Psg senza intascare neppure un centesimo. La gestione del suo contratto in scadenza ricorda a tratti quella di Perisic. Un lungo tira e molla che non si è concluso con il lieto fine. Anzi il croato, dopo la finale di Coppa Italia vinta contro la Juventus, ebbe da ridire molto sul trattamento a lui riservato dalla dirigenza.

Anche la gestione della fascia da capitano, che di partita in partita passa da un braccio all'altro in base al numero delle presenze, fa tanto discutere. La cosa più giusta sarebbe consegnarla una volta per tutte a Lautaro, l'unico dei giocatori a metterci la faccia dopo la sconfitta di Bologna. Ci ha pensato poi Marotta con un'intervista, ma il copione è sempre lo stesso. Il tutto tralasciando alcune scelte di mercato rivedibili che forse avrebbero "agevolato" almeno sulla carta il campionato nerazzurro, le sbracciate e i paroloni che volano in mezzo al campo con le immagini che fanno il giro del mondo, senza alcun provvedimento preso.

Non bisogna insomma essere sorpresi di vedere un'Inter ad intermittenza. La speranza, ad oggi, è che non si spenga completamente perché il campo non è altro che il riflesso e lo specchio della società. Che futuro ci aspetta? Marotta, Zanetti, Ausilio, Antonello e soprattutto Zhang sono chiamati a rispondere. 

Sezione: Editoriale / Data: Mer 01 marzo 2023 alle 00:00
Autore: Raffaele Caruso
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