Argentina campione del mondo. Lautaro Martinez campione del modo. E questa cosa, forse, è andata di traverso a qualcuno visto l'enorme scia di critiche che è piovuta addosso al Toro nerazzurro, certamente non protagonista a livello personale di un torneo superlativo, me neppure disastroso come lo si vuole far passare.

Lautaro è da sempre stato il centravanti titolare della Seleccion durante la gestione di Scaloni. L'ex Racing si è imposto come il riferimento offensivo principale, associandosi perfettamente tanto con Messi quanto con tutti gli altri compagni di reparto, da Di Maria a De Paul, da Gomez a Correa. Era stato tra i protagonisti indiscussi della conquista della Coppa America, il trofeo che ha rotto l'incantesimo maligno e che ha riconsegnato all'Albiceleste la reale consapevolezza di poter tornare sul tetto del mondo.

Ma il Mondiale, come spesso capita, vive di storie improvvisate e impreviste. Vive di momenti, di episodi, di dettagli. Lautaro è arrivato alla competizione non nelle migliori condizioni a causa di problemi a una caviglia. Nel frattempo, la stellina di Alvarez cominciava a brillare e il c.t. è stato perspicace nel cogliere l'attimo. Vi ricordate Schillaci di Italia 90? Ecco, più o meno siamo lì. Alvarez ha potenzialità enormi e il futuro sarà senz'altro suo, come peraltro ha confermato il Qatar. Ma guai a sottovalutare l'apporto del Toro.

Dopo l'esordio amaro con l'Arabia Saudita, nel quale l'interista era stato comunque tra i meno negativi (due reti annullate per millimetri), la gara col Messico ha segnato il sorpasso nelle gerarchie di Scaloni. Lauti, però, non si è demoralizzato, risultando a suo modo decisivo sia con l'Olanda (suo il rigore finale) sia in finale con la Francia. Gol falliti? Quello di testa al 120', senza dubbio, ma sugli altri due è stato bravissimo Upamecano. Però la storia va raccontata tutta e con onestà bisogna dire che l'Argentina ha beneficiato enormemente del suo ingresso in campo, ottenendo di nuovo peso in attacco come conferma il momentaneo 3-2 di Messi in cui l'interista è determinante prima nell'addomesticare la sfera e poi nel calciare in porta da posizione assai defilata, costringendo Lloris all'affanosa respinta poco prima del tap-in di Messi.

Non benissimo, ma bene Lautaro. Che non sarà Messi, ma non è nemmeno uno scarpone. Evidentemente il Toro logora chi non ce l'ha.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 20 dicembre 2022 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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