"Le critiche a Inzaghi? Queste cose danno fastidio, siamo noi che entriamo in campo e facciamo le scelte. Lui decide chi gioca ma poi in campo vanno i giocatori". Parole e musica di Lautaro Martinez, che difende a spada tratta il suo allenatore. L'argentino è stato uno degli artefici del successo vitale di sabato scorso contro il Torino, innescando l'arrembaggio finale con volontà e cuore. Il Toro ha trascinato i suoi fino alla rete della liberazione, quel tocco chirurgico di Brozovic che ha scavalcato Milinkolvic-Savic e restituito ai nerazzurri una bella boccata d'ossigeno.

Le parole dell'attaccante argentino a Rai Sport non sono scontate e non sono banali. Dopo Lazio, Milan e Bayern Monaco, infatti, c'era già chi adombrava scenari apocalittici, con spogliatoio spaccato e tecnico prossimo all'esonero. E invece no. Invece la squadra, seppur ancora lontana parente a livello di gioco da quella bellissima dell'anno passato, ha messo in campo armi diverse: forza, cattiveria agonistica e voglia ferrea di conquistare i tre punti. Soprattutto - come sottolineato anche dallo stesso Inzaghi - ha lottato da squadra vera, unita, umile. Stop ad atteggiamenti vistosi, basta superficialità e senso di appagamento. Questa Inter, se vuole tornare quella della stagione passata, dovrà tornare a calarsi nella parte del gruppo solido e granitico, che in difesa non accetta mai di prendere gol e che in attacco va in area avversaria con il sangue agli occhi.

Oggi è subito test verità in Champions League. Da affrontare c'è la trasferta in Repubblica Ceca sul campo del Viktoria Plzen. E proprio come con il Torino a San Siro, anche qui saranno fondamentali i tre punti sia per avere qualche chance di passaggio del turno sia per lasciarsi definitivamente alle spalle il periodo opaco, chiudendolo in un cassetto con la targa "errori di percorso".

Sezione: Editoriale / Data: Mar 13 settembre 2022 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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