"Sono stato chiamato qui per un progetto vincente. A fine stagione dirò quello che non mi è andato bene e si faranno le valutazioni. Poi ognuno deve vivere tranquillo, io ho una famiglia, e ho avuto poca protezione dal club".
Tuonò così Antonio Conte immediatamente dopo la vittoria con l'Atalanta che è valsa il secondo posto in classifica a meno un punto dalla Juventus capolista. Parole che in men che non si dica trasformarono quel post partita da una festa ad un putiferio. Un turbinio di nomi, supposizioni, teorie che confluivano tutte in una sola parola: "Allegri". Allegri però, più di nome che di fatto, perché d'essere allegri c'era ben poco, persino dopo la vittoria col Getafe che rilanciava sogni e ambizioni dei nerazzurri. A domare un incendio che ardeva tutt'intorno al club di Viale della Liberazione ci hanno pensato i ragazzi nelle due partite successive: con il Leverkusen prima, con lo Shakhtar dopo. Due gare maestose che avevano assorbito tutte quelle energie negative che asfissiavano Conte, il club e persino i tifosi, stanchi di querelle di dubbia simpatia. Ma che avevano confezionato la cornice perfetta di una stagione più altalenante che ambigua. E ancora una volta, al reboante 5-0 succede un tonfo. Questa volta amaro da assaporare, difficile da digerire e certamente non soltanto per il risultato in sé. Alle solite occasioni divorate sotto porta si aggiunge un incredibile, beffardo e surreale autogol realizzato dal più improbabile degli uomini. Aggressività sotto il livello auspicato ed emozione sopra le righe hanno scritto il copione di una partita condita da errori, letture di gioco sbagliate e persino una personalità deludente quasi irritante considerato il background del match. Ma tant'è: 3-2 per il Siviglia, e per una volta tocca ingoiare l'amaro boccone di una finale persa.
Ma ancora una volta, seppur con un risultato e un animo generale differente rispetto alla gara contro la Dea, ad irrompere e rompere il clima post gara è Antonio Conte. Stessa cupidigia in volto e un monologo che sa tanto di copia e incolla. "A mente fredda ci incontreremo ed è giusto così. Si farà una disamina della stagione, di tutto e in maniera molto serena cercheremo di pianificare eventualmente il futuro dell’Inter, con o senza di me. Capiremo in maniera molto serena. Per me è stata un’annata bellissima, ringrazio chi mi ha dato la possibilità di allenare l’Inter e di fare un’esperienza davvero bella". Parole che suonano di addio che aggiunte a quel "a fine stagione tireremo le somme" detto più e più volte in passato e alle dichiarazioni post Atalanta suonano perentorie e pressoché definitive. D'altronde questa volta, che la fine della stagione è arrivata, le somme verranno tirate senza dubbio, ma più che somme sembra esserci aria di vere e proprie sottrazioni. Lì dove ad essere sottratto potrebbe essere proprio il leccese. Per volontà di chi non è ancora ben chiaro, o forse chiarissimo alla luce delle dichiarazioni di ieri, dipende dai punti di vista o da chi muove la prima mossa.
Una cosa è certa, le teste da tagliare sono diverse, e se da un lato c'è un Conte con una lista di persone da sfoltire nell'organigramma, dall'altro c'è una società che sulla ghigliottina potrebbe mettere proprio l'allenatore. Certamente non per i risultati ottenuti, risultati che - come dichiarato dal Presidente stesso - nel quadro generale di un'intera stagione non possono essere considerati negativi. Piuttosto per il clima creatosi tutt'altro che equilibrato e armonioso, in cui la prima occasione è buona per sbroccare. Atteggiamenti che a Zhang senior piacciono davvero poco ma che, per forza di cose, in caso di pugno di ferro di Conte deve cercare di sedare, addomesticare e necessariamente evitare in un eventuale futuro. Con o senza Conte.
E allora torna la parolina magica che allegro non rende nessuno, fuorché il vecchio Max in attesa della chiamata per quello che potrebbe essere il post Conte 2.0. Mentre il livornese ha già espresso l'eventuale sì alla panchina nerazzurra, Conte va in vacanza con la testa a martedì, data fissata per il famoso summit di fine stagione. Andar via o restare? Tutto dipenderà dalla direzione che prenderanno 'le somme' da tirare. Tanti i punti da chiarire, dal mercato ai malumori qui e lì palesati ma mai esplicati a pieno, quantomeno pubblicamente. Ma le vie da seguire che potrebbero venir fuori al termine del brainstorming potrebbero essere più di un paio. Certo è che un esonero potrebbe risultare fin troppo oneroso persino per Suning (che sta ancora pagando l'ingaggio di Spalletti). Ma altrettanto lapalissiana è l'impossibilità di proseguire con gli attuali dissapori che nel tempo andrebbero ad esacerbarsi qualora non si trovi già martedì un trait d'union tra le parti.
Dall'altra parte le parole di ieri sembrano il prologo di un addio da parte di Conte qualora Zhang alzasse un muro di perentori no dinnanzi alle sue richieste. Un addio che conoscendo il personaggio lo snaturerebbe della sua stessa essenza. Un eventuale congedo all'indomani di una sconfitta in finale di Europa League, un secondo posto in classifica e una Coppa Italia salutata in semifinale, sancirebbe un fallimento mai ponderato dall'etica contiana. Quella stessa morale che ai tempi della Juventus lo fece scendere dalla nave e andar via lasciando il timone proprio a quello stesso Massimiliano che oggi lo osserva da lontano aspettando i suoi saluti. Anche in quel caso l'addio fu dato da dissapori con la società per incongruenze di vedute, quantomeno sulla lista della spesa. In quel caso però c'erano alle spalle e nel palmares tre scudi, trofeo che all'Inter Conte ha visto da vicino senza riuscire ad agguantare. E allora da ponderare il buon Antonio avrà tanto, tenendo a mente quanto detto quel 31 maggio 2019, ovvero di aver scelto l'Inter perché in comune c'è la stessa fame e voglia di rivalsa.
Fino a martedì però a ponderare non c'è solo Antonio, dall'altra parte del mondo c'è pure un imperturbabile severo Zhang, allievo dell'antica scuola cinese, in cui non c'è spazio per i bracci di ferro. E allora martedì si dovrà sì tirare le somme di quella che ad oggi sa tanto di ressa e che potrebbe diventare una vera e propria resa.
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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