Mentre il plotone Ner-azzurro fa la Penelope al contrario, prima disfacendo in maniera clamorosa poi prendendo per mano l'Italia nella vittoria con l'Albania firmata da Alessandro Bastoni e Nicolò Barella, due interisti con la lettera B come non avveniva dai tempi del partido del siglo di Messico '70 e nel pomeriggio Yann Sommer brinda al bel successo della sua Svizzera contro l'Ungheria, culminato col suo lancio divenuto assist per il gol del definitivo 3-1 di Breel Embolo, il vissuto di casa Inter non è solo quanto i paladini nerazzurri hanno già fatto o si apprestano a fare in terra teutonica o nella Copa America vicina al calcio d’inizio, ma anche i primi passi verso il futuro compiuti dalla nuova dirigenza ‘Made in Oaktree’. È iniziata, infatti, con incredibile puntualità per non dire in anticipo, la sfilata di agenti, direttori sportivi, addetti ai lavori di ogni genere e numero, ospiti a vario titolo degli uffici di Viale della Liberazione, un viavai estenuante che, con la complicità del caldo estivo che per il momento non si è abbattuto ferocemente su Milano, rende snervante in primo luogo la vita dei tanti cronisti che si ritrovano puntualmente a fare la posta davanti a quella porta scorrevole del The Corner, quando non sono costretti a fare le corse per raggiungere il cancello laterale.
Ma in questi giorni, fra un Tullio Tinti che va a definire gli ultimi dettagli per il rinnovo di Simone Inzaghi, un Federico Pastorello che come altri fa quella che in maniera molto democristiana viene definita una ‘visita di cortesia’, un Morgan De Sanctis che va a prendere una lista di giocatori prestabili da valutare per il Palermo e tanti altri personaggi di questo ricco campionario di umanità, a fare per certi versi rumore è arrivato l’ospite forse più inusitato: trattasi di Filippo Antonelli Agomeri, direttore sportivo del neopromosso Venezia. La presenza del dirigente dei lagunari ha fatto prontamente scattare quel meccanismo secondo il quale un club ‘provinciale’ va a bussare alla porta dell’Inter chiedendo qualche giocatore in prestito, e infatti nel fuoco di fila delle domande post-incontro gli sono stati proposti come quelli di Valentin Carboni e Joaquin Correa, davanti ai quali ha deciso di mandare la palla in tribuna spiegando che la priorità è quella del nuovo allenatore.
E invece, gratta gratta, si viene a scoprire che la richiesta è arrivata a parti invertite; tradotto, è l'Inter a gradire particolarmente un giocatore del Venezia e non viceversa. I nerazzurri hanno infatti espresso il loro gradimento per Francis Tanner Tessmann, centrocampista classe 2001 nato a Birmingham in Alabama, tre anni di esperienza con la maglia arancioneroverde, anima del gruppo di Paolo Vanoli che ha completato la cavalcata promozione ma che la Serie A ha avuto già modo di assaggiarla due stagioni or sono, sempre coi Leoni Alati. Regista basso per deformazione professionale ma definibile come universale della mediana, in grado di coprire più ruoli, dotato di grande fisico e altrettanta sensibilità nel passaggio, sa far male anche in zona gol con le sue bordate dalla distanza: nell’ultimo campionato sono sei le reti all’attivo in Serie B. Nazionale olimpico statunitense, ha preferito il soccer al football americano, lì dove Clemson University era pronta a dargli una maglia. E ora, salvo ribaltamenti improvvisi che però, si sa, sul mercato improvvisi non lo sono mai, si appresta a mettere nero su bianco il suo accordo con l’Inter, in attesa di vestirne la maglia la prossima stagione visto che l’intenzione è quella di lasciarlo al suo attuale club per la prossima stagione.
Una notizia che ha sorpreso tanti, e che probabilmente ha suscitato qualche dubbio in tanti. Sia da parte del tifo interista, dove magari il nome di Tessmann non suscita quei brividi particolari che un tifoso di una squadra campione d’Italia vorrebbe vivere nel mercato estivo, sia da parte dei tifosi veneziani, che si sono visti piovere questo fulmine a ciel sereno dopo la gioia della promozione e devono prepararsi a consumare un lungo addio a uno dei giocatori più benvoluti dall’ambiente. Vedendo magari in Antonelli una figura simile a quel commendatore Borlotti che ad Oronzo Canà diceva di incontrare Giampiero Boniperti per trattare Michel Platini alla Longobarda e alla fine piazzava in bianconero i talenti Falchetti e Mengoni con l’intendo di cercare liquidi per la gestione della sgangherata neopromossa… Ovviamente, si fa per sdrammatizzare.
Presto per dare l'affare come fatto, ancora di più per dire quale può essere l'eventuale ruolo e l’utilità di Tessmann nell’Inter che verrà, per capire come si combinerà con il resto del centrocampo che, lo ricordiamo, in un futuro prossimo annovererà anche un’altra gemma come Giovanni Fabbian; parlarne ora sarebbe decisamente un volo pindarico. Vedendola oggi, però, questa operazione può essere letta con una chiave duplice: in primo luogo, con l'idea di mettere sottochiave il ragazzo dell’Alabama Oaktree muove il suo primo passo nell’ottica del suo progetto a lungo termine per il club nerazzurro, individuando in Tessmann un potenziale elemento di una squadra da plasmare con l’idea di un’ampia futuribilità oltre che di competitività. E andare a pescare un giocatore da una formazione proveniente dalla Serie B non è necessariamente un’operazione da sminuire, visto che tante volte si sono visti giocatori ignorati nelle categorie inferiori salvo poi esplodere all’improvviso arrivando a fare gola alle big quando il prezzo si è già impennato; il vederci lungo, come è successo la scorsa estate con Yann Bisseck, quell’operazione che sembrava curiosa e anche ‘sui generis’ e che alla fine ha pagato dividendi clamorosi, è sicuramente un merito, e tanta grazia che quest’attività, come si poteva temere, non è andata dispersa.
In seconda battuta, c’è da considerare anche un altro aspetto che va oltre quello prettamente calcistico: considerando che l’operazione prevederebbe, oltre al ‘parcheggio’ del diretto interessato, anche il biglietto per Venezia per due giocatori come Filip Stankovic e Gaetano Oristanio, si può pensare che possa essere il primo passo per la creazione di un fil rouge tra i Navigli e il Canal Grande. E l'eventuale scelta del Venezia sarebbe tutto fuorché casuale, considerando che il presidente è Duncan Niederauer, statunitense come Tessmann e soprattutto come Oaktree, un passato in Goldman Sachs e ora attivo con la venture capital firm Communitas Capital. Un uomo d’affari proveniente dal Nord America che ha deciso di investire nel calcio italiano: come Joey Saputo, come Rocco Commisso, Dan Friedkin, RedBird e gli altri componenti della pletora di proprietari d’oltreoceano che ormai detengono per buona parte le redini del nostro pallone.
Quel Niederauer che quindi può diventare un partner strategico per un mondo che magari il fondo della quercia probabilmente ancora non conosce fino in fondo ma nel quale vuole recitare, finché potrà e vorrà, un ruolo da protagonista. Aggiungendo il suo anello alla catena di controllo statunitense che tante belle idee ha per il nostro calcio e alla quale serve sicuramente unità d’intenti per superare gli ostacoli nei quali i loro progetti rischiano sempre di impantanarsi. Il calciomercato, insomma, può diventare anche questione di diplomazia.
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