La capacità di produrre l’effetto e i risultati sperati. Ad ogni costo. Quel che occorre a questo punto della stagione è l’efficacia. Che diviene realizzativa quando il geometra delle traiettorie, il prometeo che scandisce l'evoluzione dello sviluppo... sì, proprio lui, Marcelo Brozovic, s'incunea in area spezzina e scocca l'impeccabile freccia, con vigorosa forza e precisione chirurgica, che fulmina l'inizio elettrico della banda di Thiago Motta. Una freccia d'oro, come quella di Cupido, simbolo d'innamoramento, delicato sentimento che i cuori nerazzurri trasmettono quotidianamente per le sue giocate d'alto rango. In pochi riescono a coniugare utilità e bellezza, due concetti cardini che legiferano la qualità in quell'infinito universo pallonaro, che dopo ogni esperienza trasla i suoi confini un po' più in là. Proprio nella settimana del capolavoro del connazionale Luka Modric, che martedì sera ha estasiato il Bernabeu e il mondo intero con l'accensione di luce: quel delizioso, sensibile, lieve e arcuato tocco d'esterno, che ha spalancato la porta a Rodrygo, facendo riprendere il sentiero della speranza ai Blancos, ecco il ritorno al gol di Epic, a quasi un anno di distanza dall'ultimo in Serie A. I due hanno in comune, oltre ad una visione di gioco celestiale, la capacità di decidere i momenti più ardui delle contingenze sul pitch, con passaggi smarcanti, intuizioni eccellenti, movimenti lungimiranti e... l'ubiquità, la capacità di essere ovunque. Ecco, facciamoli salire entrambi sull'altare dell'efficacia. Con le dovute proporzioni. Sono proprio belli da vedere. Anche perché, si possono osservare in tutte le posizioni del rettangolo verde.

Sono proprio belle, quelle azioni in cui le pedine nerazzurre paiono sospese nel vuoto a decifrare gli scarti cognitivi dell'avversario. Come quando Lautaro Martinez decide d'appropriarsi d'una penna stilografica, per tracciare un disegno all'angolino che Provedel può solo contemplare. L'argentino ci aveva provato pochi istanti prima, girandosi in un fazzoletto per la staffilata deviata di poco sul fondo. Grinta, rabbia e determinazione: nell'esultanza e a fine partita, in cui non è mancata qualche frecciatina alle troppe parole rivolte sul suo conto: "Lasciateci lavorare, non ascolto quel che si dice fuori dal campo", ha detto 'Il Toro'. Che pare essere tornato nella sua versione originale. E tutti sperano sia davvero così.

L'eterno ritorno dell'avvento d'un duello di cuginanza che si preannuncia entusiasmante fino alla linea del traguardo. Il Milan ha superato il Genoa in un confronto tecnicamente mediocre. Con molta efficacia, poco spettacolo e quel pragmatismo necessario all'assetto della coscienza sensibile. Perchè ora conta solo macinare punti. Non importa la modalità. Per indirizzare la classifica e posizionare i mattoncini del successo che avranno nel mese di maggio la resa dei conti. Step by step: martedì c'è il derby di ritorno della semifinale di Coppa Italia. Sarà solo l'inizio dello sprint finale. Da vivere tutto d'un fiato, con agonismo incontenibile. Cogliendo il momento opportuno per sparigliare le carte altrui.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 16 aprile 2022 alle 00:01
Autore: Niccolò Anfosso
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