Vincere in trasferta in un campo storicamente difficile da la netta sensazione di essere su una strada diversa, non più brulla e impraticabile. Sono emerse indicazioni nette sulla direzione intrapresa dalla squadra, che ha vinto una gara non scontata contro un avversario che ha ringhiato a lungo. E sono partite che, se vinci, l'autostima non può che beneficiarne, a patto di non imborghesirsi per un paio di match andati bene. Prima di andare sull'aspetto tecnico però faccio un inciso che, proprio perché l'Inter ha vinto, mi posso permettere senza essere tacciato di vittimismo o giustificazionista. A Bergamo si è giocato un primo tempo con un clima intimidatorio e un nervosismo forse  precedente alla partita.

Oltre alla vicenda che riguarda Colantuono, non so dare una spiegazione ai motivi che hanno permesso di giocare in un ambiente più simile ad una corrida che ad una partita di calcio. Il furore agonistico è andato oltre i limiti. Il caso più emblematico al 32° del primo tempo, quando Medel veniva puntato e centrato, mentre saltava guardando il pallone, da Moralez. Il fallo oltre che evidente era pericoloso. Entrambi i giocatori a terra e panchina dell'Atalanta che saltava come una molla, insieme ai giocatori in campo. Risultato: Banti ribaltava il fallo e ammoniva Moralez e Shaqiri per la gazzarra

Ma anche il pubblico era carico a molla, come se fosse stato sovraeccitato da qualche evento. E infatti l'Atalanta, dopo aver preso il gol su rigore, ha giocato in modo isterico, andando a tavoletta per una buona mezz'ora, culminata poi dal meritato gol di Maxi Moralez. Poi si è lentamente sgonfiata, fino a giocare un secondo tempo da comparsa dopo l'espulsione per proteste sopra le righe di un Benalouane che aveva appena falciato Palacio.

Ê comunque bello finire a Bergamo in superiorità tecnica, numerica e di punteggio, con la palla tenuta come un allenamento di metà settimana e gli avversari che ti guardano impotenti, dopo anni che l'Atalanta in casa e fuori, contro l'Inter si esalta, per motivi ancestrali e ad oggi sconosciuti. Per festeggiare questi tre punti così importanti resto sulle buone notizie e mi appresto a manifestare un sincero stupore nel giudicare la prestazione mentale di Guarin. Dico "mentale" perché è parso evidente che, da quando c'è Mancini, il giocatore ha iniziato a fare sinapsi calcistica, ha scoperto il tiro calibrato e non di forza. È evidente che Mancini gli ha fatto ripetere e scrivere mille volte il "claim" immortale dedicato a Ronaldo e alla Pirelli: la potenza non è nulla senza controllo, la potenza non è nulla senza controllo, la potenza...

Alla fine deve essersi convinto perché, oltre ai gol splendidi, ha infilato un numero di passaggi illuminanti e precisi da chiedere più volte alla regia di mostrarmi se il numero 13 in campo fosse davvero lui. A Guarin si uniscono anche Shaqiri, sempre più calato nel ruolo e a cui manca solo un po' più di precisione, Medel che sta sempre più giustificando la bontà dell'operazione fatta ad agosto per lui, capace di recuperi, raddoppi e una presenza straordinaria in ogni zona della metà campo. Infine Santon, che mi sembra cresciuto anche in fase di rientro e, se possibile, più sicuro nel movimento offensivo.

Le brutte notizie però ci sono. L'Inter del primo tempo è andata per trenta minuti sott'acqua, anche perché le due punte non hanno fatto i movimenti che avrebbero permesso ai compagni di avere profondità e passaggi semplici per uscire dall'area. Invece Podolski si è generosamente messo ad aiutare la squadra ma schiacciandola con la sua presenza come terzino aggiunto. Palacio ha trovato il gol ma stiamo abituandoci a vedere la sua presenza impalpabile, rispetto al Trenza di questi anni. Il suo infortunio ormai lo ha depotenziato. Infine Ranocchia. Il difensore dell'Inter è la coscienza critica di sé stesso. Pensa troppo, sa di vivere un momento delicato e non se lo perdona, col risultato di fare anche peggio sotto pressione. La differenza di rendimento tra il primo tempo e il secondo è però evidente, segno che se la testa tornasse a posto potrebbe diventare come Guarin per la difesa. 

Ora la squadra è attesa da due partite simili a quella di oggi con il Celtic e il Cagliari. Ma se torna da entrambe con due risultati positivi forse sarà di nuovo lecito aspettarsi delle soddisfazioni. Ad oggi siamo ancora troppo troppo indietro.
 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 16 febbraio 2015 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo
vedi letture
Print