Inestimabile. Questa la parola più appropriata per definire il valore dello scudetto numero 19 della storia dell'Inter messo in bacheca da Antonio Conte che, ancora ammantato di gloria, da settimane si sta chiedendo quale sarà il prezzo da pagare dopo questa impresa alla luce delle difficoltà finanziarie di Suning. Se lo chiedono tutti, in realtà, tra le mura di Appiano Gentile e Viale della Liberazione, non solo la guida tecnica da cui dipenderanno giocoforza i destini di chi ha contribuito in meno di due stagioni a rovesciare dal trono la Juventus, regina d'Italia che ha dettato legge per nove anni consecutivi. L'unica risposta plausibile, in mezzo a tanti spifferi, è in 9 cifre: 275000000. Sono questi i milioni – secondo le indiscrezioni dell'autorevole Bloomberg - del prestito-monstre che prevede l’ingresso in minoranza al 31.05% nell'Inter della società di investimento statunitense Oaktree Capital Group. Con tanti saluti a LionRock Capital, la cui presenza silenziosa si concluderà - come spiegato dal Sole 24 Ore - con l’esercizio del put and call che porterà alla liquidazione per la cifra di 33 milioni di euro. L’intera partecipazione valeva, infatti, 166 milioni, ma per 133 milioni si trattava di un prestito della stessa Suning.

Nel caso ci fossero inadempimenti contrattuali o finanziari della controparte (in un periodo di tempo di tre anni, ha aggiunto il media statunitense), Oaktree potrebbe facilmente escutere il pegno sulle azioni della società di Viale della Liberazione diventandone proprietario, esattamente come successo al Milan con Elliott. Senza dimenticare il fatto che il fondo californiano è anche uno dei principali gruppi esposti sui bond per 375 milioni di euro con scadenza 2022, ragione per cui la garanzia sulle azioni della società nerazzurra diventa fondamentale per tutelare l’intera posizione creditoria.

Insomma, siamo alle battute finali di questa lunga trattativa, anche perché non si può più rimandare: ecco perché si aprirebbero due scenari nel caso in cui l'accordo non dovesse essere siglato. Il primo è il ritorno in gioco di Bain Capital, il quale – sempre secondo il quotidiano finanziario – attenderebbe il via libera dal proprio comitato di investimento di Londra previsto per la prossima settimana. Il secondo, quello interlocutorio, vedrebbe protagonista Goldman Sachs, banca di fiducia di Suning, che interverrebbe con un prestito-ponte da 80 milioni di euro indispensabile a onorare le scadenze in vista della definizione di un accordo definitivo da trovare più in là.

Un altro rinvio da evitare che metterebbe la proprietà cinese ancor più in una posizione di difetto rispetto al tecnico leccese, il quale – al contrario – avendo vinto con largo anticipo un campionato complicato da vicende extra-campo vanta un credito con l'ambiente che difficilmente potrà essere riscosso nella sua totalità nella prossima stagione. Un deja-vu nella carriera di King Antonio, prigioniero delle sue stesse ambizioni che nel tempo lo hanno portato a divorziare da presidenti come Andrea Agnelli e Roman Abramovich. Nella sua carriera, puntualmente, sono emerse le classiche divergenze insanabili legate alle prospettive future disegnate dai 'padroni' dopo trionfi non così scontati della vigilia. Guardando la sua storia, si nota in maniera molto chiara che non si è mai fatto scrupoli a far saltare il banco dopo aver portato le squadre che ha allenato dall'1% di possibilità di vittoria all'assicurazione quasi totale di successo. Il passo indietro improvviso per le tempistiche dei tempi bianconeri e il siluramento con coda legale con i Blues sono i due precedenti che circoscrivono al meglio come va a finire un rapporto in cui Conte sente che vengono meno le promesse. Certo, c'è pure l'eccezione dell'anno scorso, una scelta unica nel suo genere perché presa in un contesto mai visto prima. Conte, al termine di un tira e molla durato qualche giorno, firmò il famoso patto di Villa Bellini sentendo di non poter lasciare Milano da primo dei perdenti dopo due secondi posti, tra Serie A ed Europa League. L'alibi ferreo di un'annata condizionata pesantemente dal Covid-19 fu il motivo principale che spinse l'allenatore pugliese a onorare il secondo dei tre anni di contratto che lo legano alla Beneamata. Una decisione che si è dimostrata azzeccata sul piano sportivo, tanto da valergli un posto nel pantheon dei santoni della panchina nerazzurra, ma non per questo irreversibile. Conte, come Oaktree, vuole garanzie solide da Suning: basta compromessi, il tempo dei rinvii è finito. Per mesi, Conte è passato sopra ai ritardi nei pagamenti degli stipendi, all'assenza fisica e verbale di Zhang jr., al mercato a zero entrate di gennaio. Per portare in dote uno scudetto simbolico che non diventi il suo lascito per ricominciare da capo da un'altra parte. Un titolo per mettere le radici nel club, sopra le quali costruire un avvenire di gloria. Le stesse radici del fondo Oaktree (quercia in inglese), pronto alla pesante eventualità di prendersi tutta l'Inter nel giro di tre anni.

VIDEO - MERCATO INTER, C'E' IL NOME DEL POSSIBILE SACRIFICATO

Sezione: Editoriale / Data: Gio 20 maggio 2021 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
vedi letture
Print