Un pizzico di malinconia mentre scorrono i titoli di coda, e mi avvio verso l'uscita dal Meazza, e intoniamo, dopo l'ennesima vittoria in casa, "Amala, pazza Inter, amala". Forse è l'effetto di questa data magica, 22 maggio. Un balzo all'indietro nel tempo, non di molto, solo un anno fa, e un brivido torna ad attraversarmi veloce, specie quando entra in campo Diego Milito, il Principe, e ancora una volta la curva gli intona la richiesta magica... "Facci un gol, Diego Milito facci un gol...". Il gol arriva quasi subito, all'inizio del secondo tempo, quando si ingobbisce sulla destra e crossa una rasoiata secca e tesa, giusta per il Pazzo, che non si fa pregare e mette dentro per la seconda volta. E' in quel momento, in quel gesto generoso del Principe, e nella prontezza di Pazzini a raccogliere e segnare di prepotenza, che percepisco il passaggio del testimone, fra l'Inter dei trionfi memorabili e la nuova Inter, quella che sta nascendo, che è destinata a crescere e a stupirci, a emozionarci, a farci soffrire, come sempre.

Mi emoziono di nuovo quando entra Samuel, "the wall", con la sua aria triste, che triste non è. Prende il Suo posto, e glielo cede Andrea Ranocchia, finalmente rasserenato dal ritorno del Grande Infortunato. Arrivi e partenze, ingressi, uscite, rimpianti, pioggia improvvisa che ci rinfresca e ci fa sorridere. La curva continua ad allenarsi in cori e salti, un coro per tutti, un coro per ciascuno. Canti che accompagnano una partita piacevole, contro un Catania ben disposto a giocare a calcio. Bello, a proposito di curva, l'applauso a Simeone. Non si dimentica, la curva. Non dà del traditore a chi ora vive su un'altra panchina la nuova stagione in Italia. Un coro per Leonardo, negli ultimi minuti: lui alza il braccio, ringrazia. In maglietta a mezze maniche. Irriconoscibile rispetto allo "stile Milan". Annoto mentalmente questa trasformazione genetica in atto, non ancora conclusa, ma già a buon punto. Non salta, Leo, su invito ripetuto della curva, e secondo me fa bene. Mi sembra ingiusto adesso, dopo il trattamento che ha ricevuto da Gattuso e soci, continuare a chiedergli prove di interismo. Ripenso ai numeri della sua stagione, sarebbero strepitosi per qualsiasi allenatore. Ma a lui siamo stati capaci di rimproverare di non essere riuscito a compiere il miracolo.

Guardo la classifica, stasera, bugiarda e ingiusta, ma definitiva. Sei punti di distacco dal Milan, giusto lo spazio di un derby. Tre in meno loro, tre in più noi. Pari. Che strano, vero? Al netto della retorica dilagante dei tanti che salgono sul carro dei vincitori ben prima che la corsa sia finita, la classifica restituisce dignità e orgoglio ai nerazzurri. Possiamo, secondo me, essere soddisfatti e contenti. Un anno fa ero a Madrid, come tantissimi di noi. Una gioia indimenticabile, grandissima. Un anno dopo assisto contento a una vittoria limpida, pulita, gradevole, che ci fa concludere al secondo posto, dopo una serie impressionante di scudetti. Penso che vale la pena di essere interisti, perché non dobbiamo mai ringraziare nessuno.

Non mi appassiona il mercato in arrivo, mi fido di chi farà le prossime scelte. Spero e penso che questi giocatori meritino un trattamento di riguardo, sia che rimangano, sia che ci lascino per nuove avventure. Onestamente penso che un ciclo si stia compiendo, e che forse adesso è il momento di costruire, pezzo per pezzo, l'Inter del futuro. Con gratitudine, con senso di giustizia e di equilibrio fra rinnovamento e continuità. Intanto grazie Inter, di tutto cuore. Andrete a Roma per vincere, ne sono sicuro. Ma non dovete dimostrare nulla. La forza sia con voi. Come sempre.
 

*Franco Bomprezzi, nato a Firenze, 58 anni, giornalista e scrittore. Vive e lavora in sedia a rotelle per gli esiti di una malattia genetica. Professionista dal 1984, ha lavorato in quotidiani, agenzie di stampa, portali internet. Attualmente free lance a Milano, esperto di comunicazione sociale. Editorialista del magazine “Vita”, modera il forum “Ditelo a noi” di corriere.it, è direttore responsabile di DM, periodico della Uildm, unione italiana lotta alla distrofia muscolare, e del portale Superando.it. Ha scritto “La contea dei ruotanti” (1999) e “Io sono così” (2003). Membro del comitato scientifico della Fondazione Vodafone, è portavoce di Ledha, Lega dei diritti delle persone con disabilità, è stato nominato Cavaliere della Repubblica il 3 dicembre 2007 dal presidente Napolitano in occasione della giornata internazionale delle persone con disabilità.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 23 maggio 2011 alle 00:01
Autore: Franco Bomprezzi
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